Lavoro, Bruno Giordano, patente a crediti: un castello di carte

Lavoro, Bruno Giordano, patente a crediti: un castello di carte

Roma – “Ogni giorno il lavoro in Italia non solo uccide almeno tre persone ma ferisce circa 2.000 lavoratori, cioè 2.000 famiglie, coniugi, figli. La vita di migliaia di persone è stravolta. Dalle istituzioni non c’è nessuna forma di vera assistenza umana, morale, psicologica, per tutte le vittime. Qualsiasi infortunio ferisce tutta la famiglia e la comunità”. Questa la cruda ma reale affermazione del già direttore dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e oggi magistrato di Cassazione Bruno Giordano in occasione della 74ª giornata nazionale in ricordo delle vittime del lavoro. “Collettiva”, il quotidiano online della Cgil, gli ha chiesto tra l’altro un’opinione sulla patente a crediti. “Intanto – ha risposto il magistrato – è bene ricordare che la patente a crediti si applica soltanto in edilizia a qualsiasi impresa – anche non edile – che operi dentro un cantiere. Dopo la strage di Firenze si è costruito semplicemente un castello di carta fatto di Pec e di e-mail, di rimbalzo di documentazione senza modificare nulla della sicurezza nei cantieri. La patente, appunto, si limita a un atto notorio, un’autocertificazione di requisiti in materia di sicurezza che esistono da 30 anni e 20 giorni, cioè dal 19 settembre 1994. L’obbligo formativo, il documento di valutazione dei rischi e la designazione del responsabile servizio prevenzione e protezione sono obbligatori da oltre 30 anni, da quando entrò in vigore il decreto 626 del 94 per tutte le imprese, anche per gli enti pubblici. Quindi dove sarebbe la novità? Semplicemente nell’autocertificazione, ma con questo articolo introdotto su proposta del governo, corretto con un decreto ministeriale del ministro del lavoro, e poi ancora con una circolare dell’ispettorato del lavoro, si costruisce un castello di carte ma non si modifica nulla in cantiere, è semplicemente una sicurezza di carta e burocrazia fine a se stessa, che ovviamente poi va a gravare soprattutto sulle piccole e medie imprese edili o sui lavoratori autonomi che lavorano dentro un cantiere edile con oneri che vanno a favore dei consulenti del lavoro o di chi si occupa di sbrigare queste pratiche per chi non le può fare da sé”.