Dispersione scolastica: Milano a quota 7,3%

Roma – Il presidente dell’Invalsi Roberto Ricci ha illustrato una ricerca che getta luce su un problema spesso nascosto: il rischio di dispersione scolastica nelle periferie delle grandi città del Nord. Lo studio ha analizzato i dati sulla dispersione scolastica implicita, ovvero la fragilità negli apprendimenti, mettendoli in relazione con il valore degli immobili nelle diverse aree urbane, utilizzato come indicatore di contesto socio-economico. Emerge così uno scenario preoccupante: se a livello regionale la Lombardia registra il tasso di dispersione implicita più basso (6,4%), a Milano sale al 7,3%, quasi in linea con la media nazionale dell’8,7%. Ancora più critica la situazione a Torino, dove si arriva al 10,4%. La ricerca ha evidenziato come nelle zone periferiche, dove il valore degli immobili è più basso (intorno agli 800 euro al metro quadrato), la dispersione scolastica implicita raggiunge livelli quasi doppi rispetto alla media. Al contrario, nelle aree residenziali più abbienti con case di valore elevato, il tasso scende addirittura al 2%. Ricci ha spiegato che le differenze emergono anche guardando la composizione della popolazione scolastica: nelle periferie si concentrano più studenti con background socio-economico e culturale modesto, con famiglie di origine straniera e con maggiori bocciature alle spalle, tutti fattori di rischio per l’insuccesso scolastico. “C’è bisogno della struttura granulare del sistema informativo del Ministero, che ci consente di mettere in evidenza situazioni molto più precise e dettagliate”, ha affermato Ricci, sottolineando l’importanza di avere dati puntuali per individuare le sacche di disagio nascoste nelle medie generali. Lo studio dell’Invalsi rappresenta un passo importante per comprendere e affrontare il problema della dispersione scolastica nelle grandi città del Nord, dove spesso le difficoltà si annidano proprio nelle aree più svantaggiate. L’obiettivo è sfruttare il valore predittivo dei dati per prevenire situazioni di disagio e intervenire con strategie mirate, come previsto dall’Agenda Nord. Ricci ha concluso: “Il dato di per sé non è una soluzione, ma aiuta a costruire le buone idee. La ricerca andrà avanti anche su altre grandi città del Nord e di Roma, per individuare ovunque si nascondano le sacche di fragilità e poter intervenire”.