Roma – Venerdì 22 dicembre sarà sciopero per gli oltre 5 milioni di lavoratrici e lavoratori del Terziario, Distribuzione e Servizi, della Distribuzione Moderna Organizzata, della Distribuzione Cooperativa, e del comparto turistico ricettivo alberghiero, della Ristorazione Collettiva e Commerciale, delle Agenzie di Viaggio e delle Aziende Termali, in attesa, in media da oltre 3 anni, dei rinnovi dei contratti nazionali di settore. La giornata di stop, indetta dai sindacati nazionali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs dopo la brusca l’interruzione dei negoziati, è finalizzata a sollecitare un avanzamento del confronto, denunciare lo stallo delle trattative e l’ormai insostenibile situazione in cui versano le lavoratrici e i lavoratori con i salari al palo e il mancato aggiornamento della parte normativa dei contratti, mentre i settori del terziario e del turismo registrano una ripresa e un aumento dei fatturati. La mobilitazione sarà supportata da 3 manifestazioni interregionali a Roma, Milano e Napoli, e da due manifestazioni regionali a Cagliari e Palermo. Nel capoluogo lombardo, dove confluiranno le delegate e i delegati dalle regioni del Nord Italia, il concentramento è previsto alle 9.30 in piazza Castello; il corteo, che prenderà le mosse da viale Gladio, percorrendo viale Emilio Alemagna, viale Moliere, viale Milton e via Mario Pagano, approderà per il comizio conclusivo alle 11.30 in Piazza Sempione/Arco della Pace. Sul palco interverranno delegate e delegati mentre le conclusioni saranno affidate a Fabrizio Russo, segretario generale Filcams Cgil nazionale. Alla base della protesta nel macrosettore terziario, l’indisponibilità delle associazioni datoriali di settore Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Coop, Confcooperative-Consumo e Utenza e Agci-Agrital “a riconoscere alle lavoratrici ed ai lavoratori incrementi retributivi in linea con l’andamento inflazionistico”, così come peraltro previsto dagli accordi interconfederali sugli assetti contrattuali. Fallito anche il tentativo in extremis dei sindacati di procedere ai rinnovi contrattuali, a fronte di una sostanziale conferma delle pregiudiziali poste alla base dei negoziati con Confcommercio e Confesercenti che, nonostante sbandierino pubblicamente di voler sottoscrivere un Ccnl “innovativo”, si ostinano a richiedere una drastica riduzione di una pluralità di istituti contrattuali quali la 14° mensilità, i permessi retribuiti e gli scatti di anzianità”. Non va meglio nel comparto turistico. Anche le associazioni datoriali di settore Fipe, Angem, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi e Agci Servizi, Federalberghi, Faita, Federcamping, Fiavet, Federturismo Aica, Confturismo, Federterme, Assohotel, Assocamping, Assoviaggi, Fiba e Fiepet “si rifiutano di parlare di aumenti salariali in linea con gli indici Ipca e adeguati a far recuperare ai lavoratori l’aumento del costo della vita, in alcuni casi disconoscendo gli accordi interconfederali a suo tempo sottoscritti”. Le associazioni propongono di riformare dell’attuale classificazione del personale, con la revisione al ribasso dei livelli di inquadramento, il taglio dei permessi retribuiti, la sterilizzazione degli scatti di anzianità, l’aumento dell’importo della trattenuta pasto, un maggiore ricorso ai contratti a tempo determinato, la riduzione del periodo di comporto tra malattia e infortunio e del periodo di preavviso. Nel settore termale l’associazione datoriale “si accanisce contro le lavoratrici e i lavoratori, adducendo ulteriori scuse quali l’abbassamento delle tariffe riconosciute dal SSN per le prestazioni a carico dello stesso, ritenendo eccessive le rivendicazioni sindacali di aumenti salariali in linea con l’indice Ipca”. In più occasioni Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno dimostrato di avere grande senso di responsabilità,facendo di tutto per far progredire le trattative ed orientarle ad un esito diverso. L’auspicio dei sindacati è che prevalga anche da parte delle Associazioni imprenditoriali il senso di responsabilità e della misura, per non arrecare l’ennesima offesa a quanti generosamente ogni giorno consentono alle imprese di operare e consolidarsi nei mercati di riferimento.