Confcommercio: il 2023 chiude in frenata
Roma – I dati della Congiuntura Confcommercio di metà novembre indicano che il 2023 si chiuderà all’insegna del rallentamento generalizzato anche se ci sono sprazzi di vitalità economica, seppure deboli e incerti. In questo senso vanno letti sia il recupero delle vendite reali in ottobre sia la crescita della fiducia delle famiglie a novembre. L’occupazione inoltre tiene al di là delle più favorevoli aspettative. Nei mesi di agosto e settembre le presenze turistiche hanno fatto registrare il massimo di sempre, costituendo un eredità che, trasmessa all’attività economica dell’ultimo quarto dell’anno, ne sostiene la variazione tendenziale. Infine, la “black week” di fine novembre testimonia una certa vivacità della propensione al consumo e le stime sul volume di potenziali spese nel mese di dicembre fanno sperare in una chiusura d’anno favorita, ancora una volta, dalla tenuta dei consumi (secondo l’Istat in crescita dell’1,6% reale nei primi nove mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso). “Archiviato il 2023 – ha detto il direttore dell’Ufficio Studi Mariano Bella – l’attenzione è tutta sul 2024. L’anno che sta per chiudersi lascia sia in positivo (inflazione) sia in negativo (crescita) scarse eredità statistiche: tutto dovrà essere costruito durante il prossimo anno. Certamente il permanere dei prezzi su dinamiche particolarmente contenute migliorerà potere d’acquisto e fiducia delle famiglie, consentendone atteggiamenti più favorevoli verso i consumi. Allo stesso tempo, la concreta possibilità di una politica monetaria meno restrittiva rappresenterebbe un positivo contributo alle decisioni d’investimento delle imprese”. “All’opposto – ha concluso Bella – non vanno trascurati i possibili impatti negativi derivanti dall’incerto quadro internazionale che potrebbe avere ripercussioni sulla domanda proveniente dall’estero e generare turbolenze sui mercati delle materie prime”. La nostra previsione del PIL per il mese di dicembre è di una variazione nulla su base mensile e dello 0,6% nel confronto annuo. Il quarto trimestre si chiuderebbe, pertanto, con una crescita dello 0,4% congiunturale, prevalentemente frutto dell’eredità del trimestre precedente, e dello 0,7% tendenziale. Tale stima comporterebbe la conferma della crescita per l’intero anno 2023 allo 0,8%, in linea con le indicazioni della Nadef. In questo contesto, i consumi hanno mostrato moderati segnali di miglioramento. A novembre la domanda delle famiglie, espressa nella metrica dell’ICC, ha registrato, dopo un semestre in negativo, una variazione dello 0,4% nel confronto annuo. La stima è frutto di una crescita dei consumi per i servizi (+2,3%) e di una riduzione per la componente relativa ai beni (-0,3%). I segmenti più dinamici della domanda si confermano quelli delll’automotive (+17,6%), dei servizi ricreativi (+16,8%) e dei trasporti aerei (+21,2%). Rimane molto difficile la situazione per la domanda relativa ai beni più tradizionali (alimentari, abbigliamento e calzature e mobili), condizione che potrà subire marginali modifiche positive in occasione delle spese legate alle festività di fine anno e della prossima stagione dei saldi.