Milano – Non succedeva da 26 anni – scrive il quotidiano Il Giorno – che i dipendenti comunali incrociassero le braccia per uno sciopero generale di tutti i comparti dell’ente. E a giudicare dalla massiccia partecipazione all’assemblea di lunedì 13 “con 1.200 persone”, preludio alla giornata di oggi, venerdì 17 novembre, che avrà come evento cardine il presidio in piazza Scala alle 15.30, “ci aspettiamo una grossa risposta”, sottolineano i rappresentanti di Fp-Cgil, Uil Fpl, Csa e Rsu del Comune. Milano si ferma fino a mezzanotte: probabili le interruzioni del servizio nelle scuole comunali e negli asili, negli uffici dell’Anagrafe e nelle biblioteche. Possibili disagi anche sul fronte della raccolta dei rifiuti. Circoleranno regolarmente i mezzi pubblici Atm, visto che per legge deve esserci un intervallo di almeno 10 giorni tra uno sciopero e l’altro e l’ultimo indetto dai lavoratori dell’azienda dei trasporti era stato lo scorso 10 novembre. Garantita l’apertura dei cimiteri. Potrebbero invece esserci ripercussioni sui treni (garantite le tratte di Trenord) in questa giornata di “sciopero generale“ che rischia di mandare in tilt i servizi in tutta la Lombardia. Le categorie regionali di Cgil e Uil saranno in presidio dalle 10 sotto la sede della Regione Lombardia. Ma torniamo al focus milanese. Che cosa chiedono i dipendenti comunali? “Prima di tutto un piano straordinario delle assunzioni – spiega Federico Gamberini, Rsu –. Il numero del personale a tempo indeterminato è crollato, passando da 14.314 assunti nel 2017 ai 13.272 di oggi. Siamo scesi al minimo storico, e si prevedono solamente 657 nuove assunzioni nel 2023, 571 nel 2024 e 516 nel 2025. Numeri non sufficienti a garantire la copertura dei pensionamenti, che saranno 2.109 entro il 2025”. Un miraggio l’auspicio dei sindacati di “tornare a 15mila assunti, come nel 2015”. Si aggiunge “il problema della “fuga“ di colleghi, perché Milano è una città carissima”. Da qui, la seconda richiesta: “L’incremento delle risorse economiche per la crescita dei salari in una città come Milano, in cui l’aumento dei prezzi, del costo della vita e dell’abitare si sta facendo sempre più insostenibile. Accanto alla richiesta del rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro, ampiamente scaduto e su cui il Governo si rifiuta di stanziare risorse, è necessario che anche in sede decentrata vi sia un forte impegno dell’Amministrazione”. “Le scelte politiche hanno ripercussioni sulla cittadinanza. Di questo passo – aggiunge Orfeo Mastantuono, segretario provinciale Csa – le ricadute sui cittadini saranno ancora più pesanti, perché le alternative sono esternalizzare i servizi, che significherebbe la morte del servizio pubblico, o la chiusura di sedi. Come è già successo per alcuni punti decentrati dell’Anagrafe”. Alcuni settori hanno già indetto lo stato di agitazione, per esempio nei musei e nei centri diurni per disabili. “Aspettiamo risposte dall’Amministrazione, così come per la riorganizzazione dei servizi e dei turni per la polizia locale”.