Confimi Industria su Legge di Bilancio: Manovra sobria, serviranno interventi strutturali

Confimi Industria su Legge di Bilancio: Manovra sobria, serviranno interventi strutturali

Roma – “È la manovra finanziaria che possiamo permetterci, ma serviranno provvedimenti strutturali e investimenti per lo sviluppo economico, molto dipenderà anche dal cammino della riforma fiscale”. Così Confimi Industria in audizione in Senato a Commissioni bilancio congiunte commentando la Legge di Bilancio 2024 presto in aula. “Le esigue finanze a disposizione, e gli stringenti vincoli europei, fanno sì che la Manovra al momento contenga soltanto interventi legati alla contingenza. Sarà necessario pensare ad interventi strutturali con slancio per gli investimenti a sostegno allo sviluppo economico”. “Confimi Industria vede in questa manovra finanziaria la volontà del Governo di intervenire sulle principali difficoltà del sistema Italia, con prioritaria attenzione ai redditi più bassi e alle famiglie” ha detto il Direttore Generale Fabio Ramaioli intervenuto in audizione. Ed è subito chiaro il riferimento alla proroga del taglio del cuneo prevista per i lavoratori, così come l’accorpamento dell’aliquota Irpef. “Positive anche le misure sul sensibile aumento della soglia dei fringe-benefit pensate per far fronte al pagamento delle utenze, dell’affitto e degli interessi sul mutuo sulla prima casa. L’auspicio – ha sottolineato il DG di Confimi Industria – è che tale opportunità diventi un intervento strutturale”. Prima di scendere nel dettaglio di alcuni capitoli della LDB 2024, Confimi Industria ha fatto presente che l’attuale situazione è davvero complicata. I tassi d’interesse della BCE non solo non sono stati la giusta contromisura per combattere l’ondata inflattiva, piuttosto hanno portato a un rallentamento dell’economia. Gli ormai dieci aumenti consecutivi hanno fatto sì che a bilancio delle aziende i costi spropositati negli ultimi due anni dell’energia siano stati sostituti proprio da quelli legati ai tassi d’interesse. Le imprese si trovano all’interno di un circolo vizioso che non permette loro di calare i listini: i costi energetici sono ancora tre volte superiori rispetto al 2019 (pre-covid); il comparto meccanica ha adeguato gli stipendi all’indice europeo per rispondere all’onda inflattiva e il costo del denaro è quadruplicato in meno di un anno. Anche per questo Confimi Industria ha posto una forte attenzione su quello che avverrà con il prossimo Patto di Stabilità: se nulla cambierà sarà improbabile invertire la rotta della manifattura italiana e sperare anche in un intervento sul cuneo lato impresa che contribuirebbe al rilancio della competitività del nostro sistema industriale. “A questa situazione bisogna aggiungere un quadro complessivo evidentemente difficile, anche per l’effetto di un rallentamento della crescita e per le note incertezze geopolitiche” fa notare il DG di Confimi Industria”. Parlando poi di alcune misure della Manovra, Confimi Industria ha avanzato perplessità in merito all’obbligo assicurativo delle immobilizzazioni materiali contro i rischi da catastrofi: la norma obbliga le imprese ad assicurare entro il 2024 terreni e fabbricati; impianti e macchinari; attrezzature industriali e commerciali contro calamità e catastrofi naturali, con franchigia applicabile dalle compagnie non superiore al 15% del danno. Non solo, per l’impresa inadempiente è prevista una ancora non precisata regressione nell’accesso ad agevolazioni sovvenzioni e contributi di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche. “La prima impressione – ha ribadito Ramaioli – è che la misura sia piuttosto affrettata e che non tenga conto del costo elevatissimo per le imprese”. “A tutela delle stesse, è importante che il Governo definisca con le compagnie assicurative dei tetti, per evitare speculazioni”. Un’altra contrarietà è stata espressa riguardo all’aumento dall’8% al 11% della ritenuta sui bonifici speciali sulle ristrutturazioni. “La misura – prosegue Ramaioli – interviene sulla liquidità delle imprese, tra l’altro su operatori che spesso nemmeno arrivano a marginare tale percentuale. Inoltre, l’entrata a pieno regime della fatturazione elettronica elimina il rischio di fatture emesse e non dichiarate pertanto la ritenuta va quantomeno dimezzata (4%) in attesa di una futura eliminazione”. E’ stato sottolineato positivamente il rifinanziamento della nuova Sabatini, anche se le risorse attualmente previste – 50 milioni per fine 2023 e 100 milioni per il 2024 – rischiano di essere obiettivamente poche per una misura che gli industriali hanno sempre saputo valorizzare. E’ stato chiesto di rafforzare percentualmente il credito d’imposta investimenti 4.0 finanziato (ab origine) fino al 2025, restando in attesa di capire invece come si strutturerà una misura per l’industria 5.0. La Confederazione delle imprese manifatturiere ha accolto positivamente il rinvio di ulteriori 6 mesi delle misure relative alla plastic e sugar tax con l’auspicio di un’abrogazione totale di dette misure anche per l’effetto delle imposizioni comunitarie già in vigore sulla plastica. Per quanto concerne la formazione, la nascita e/o allo sviluppo di imprese gestite da under40 o che favoriscono il passaggio generazionale la Confederazione ha avanzato diverse proposte e integrazioni alla Manovra. A proposito di formazione Confimi Industria torna a ribadire la mancanza di manodopera specializzata e ribadisce la necessità di trasferire i fondi formazione alle imprese mediante la supervisione delle Associazioni di categoria che presidiano il territorio e i distretti produttivi e disintermediano per le imprese le procedure. Si torna anche a sottolineare la necessità di programmi per la formazione di giovani imprenditori. Del resto, i dati rilasciati da Unioncamere e InfoCamere parlano chiaro: negli ultimi 10 anni, la presenza di imprenditori con più di 70 anni è aumentata del 25%, mentre nel medesimo periodo, il numero di giovani tra i 18 e i 29 anni è diminuito in modo simile. Fenomeno particolarmente evidente nei settori chiave dell’economia italiana, come la manifattura. E sul rapporto giovani-formazione-industria non poteva mancare la chiusura sulle pensioni per le quali è da rivedere strutturalmente il sistema pensionistico che oggi è la risultante di scelte passate farraginose e poco lungimiranti rispetto alla composizione della popolazione italiana.