Metalmeccanici: Fim-Cisl, donne guadagnano ancora il 15% in meno

Milano – Cresce l’occupazione nelle aziende metalmeccaniche segno di una buona salute, anche se l’occupazione femminile cresce di meno (-15%), mentre quasi nella totalita’ della aziende censite sono presenti strumenti di welfare e di conciliazione pur in forma ridotta ed essenzial per la quasi totalita’ delle lavoratrici e dei lavoratori. Infatti il 99% degli occupati hanno a disposizione strumenti di welfare. Buona e’ la copertura della contrattazione di secondo livello aziendale, che raggiunge l’81% dei lavoratori delle aziende censite nel report della Fim Cisl sulla parita’ di genere  che ha analizzato 701 aziende metalmeccaniche per un totale di 295.057 addetti. La presenza dell’occupazione femminile e’ del 20,9%, pari a 61.664 lavoratrici occupate. L’occupazione a termine nella categoria rimane su valori non elevati, attorno al 4% rispetto al totale dei lavoratori e la componente di genere rientra negli stessi parametri. Anche il ricorso al part time nel settore metalmeccanico e’ su livelli non elevati, arrivando a riguardare il 5,35% del totale degli occupati. Tuttavia quasi tutto il lavoro a tempo parziale riguarda le donne, che costituiscono l’81,8% dei lavoratori che vi ricorrono stabilmente. Inoltre il 20,44% delle donne occupate nel metalmeccanico ricorrono al part time. Se guardiamo alle categorie professionali, le donne sono in media il 19,3% del totale dei quadri e dirigenti occupati (che pesano il 12% sul totale dell’occupazione), il 27,4% del totale degli impiegati (che pesano il 39%) e il 16,5% del totale degli operai (che valgono il 49% del totale degli occupati) a conferma che la presenza femminile e’ piu’ bassa nelle attivita’ produttive e direttamente manifatturiere, mentre rimane nella media generale per le figure direttive. Per quanto riguarda l’utilizzo e la diffusione dei diversi istituti di welfare la graduatoria vede l’87,9% dei lavoratori avere a disposizione sistemi di flessibilita’ oraria, l’80,3% lavorare in aziende che hanno adottato lo smartworking per le attivita’ remotizzabili, il 65,4% avere a disposizione il sistema della banca ore, il 62,7% avere a disposizione congedi o permessi aggiuntivi a quelli del ccnl, il 39,6% avere agevolazioni per casi di trasferimento di sede, il 34,7% avere agevolazioni per il sostegno ad attivita’ extrascolastiche dei figli, il 29,8% avere contributi o convenzioni per accesso a asili nido o scuole materne per i figli, il 26,2% avere servizi ulteriori di supporto alla genitorialita’, l’8,9% avere un contributo per la nascita del figlio. Relativamente ai differenziali salariali espressi dal valore dei superminimi professionali, le donne soffrono di un minore riconoscimento economico professionale e di un differenziale nel complesso ancora sensibile (-15%), che si amplifica in modo insostenibile nelle aziende senza presenza sindacale, nelle Pmi e nelle aziende collocate nel Sud del Paese. Per il Segretario generale della Fim Cisl Roberto Benaglia “e’ indispensabile porre la questione della piena parita’ salariale come priorita’ nel sistema di relazioni sindacali, se vogliamo evitare che l’occupazione femminile resti nel settore metalmeccanico confinata ad alcune mansioni e non venga considerata e valorizzata in pieno. Con il prossimo rinnovo del CCNL dei metalmeccanici tutti dobbiamo essere impegnati per realizzare una parita’ effettiva che promuova il lavoro femminile e negoziare soluzioni che possano rendere attrattivo e sostenibile per le donne il lavoro nella nostra categoria. Abbiamo bisogno di piu’ donne specializzate a tutti i livelli nel mondo metalmeccanico se vogliamo continuare a crescere e a colmare il gap di competenze che oggi esiste”.