FederModaItalia-Confcommercio incontra il ministro Urso
Roma – Il 1° agosto si è tenuto il secondo incontro del Tavolo della Moda, dopo quello di gennaio, organizzato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy con tutte le componenti della filiera, dalla produzione agli showroom fino alla distribuzione commerciale. Commentando gli esiti della riunione, il Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni ha ringraziato il ministro Adolfo Urso “per l’importante segnale di attenzione manifestato in questo secondo incontro del Tavolo della Moda al settore moda fondamentale per la produzione del PIL nazionale. I negozi di abbigliamento, calzature, accessori, pelletterie, tessile casa ed articoli sportivi sono la spina dorsale economica delle nostre città, contando la presenza in Italia di 175.395 punti vendita tra 105.050 imprese attive e 70.345 unità locali in Italia che danno occupazione a 301.494 addetti”. “Il Tavolo della Moda – prosegue Felloni – rappresenta un’eccezionale occasione per valorizzare lo stretto legame tra negozi di moda e territorio e consolidare l’azione di confronto e dialogo con tutta la filiera soprattutto in momento in cui gli operatori commerciali, dopo aver contribuito a calmierare i rincari dei prezzi e l’inflazione, si trovano costretti a subire forti rialzi di listino e budget prefissati con richieste di ordini di merci non più facilmente sostenibili”. “Visto l’attuale momento di particolare difficoltà del dettaglio moda e considerato l’obiettivo di continuare a garantire il mantenimento dei posti di lavoro e nuova occupazione – conclude Felloni – noi operatori commerciali ci crediamo ma è importante che il Governo ascolti le istanze della categoria con particolare riguardo ad un indispensabile intervento a copertura degli incrementi dei costi delle locazioni commerciali, ad esempio, attraverso un credito d’imposta sugli affitti o l’introduzione della cedolare secca condizionata alla riduzione del canone; un ‘voucher moda’ per chi sostituisce nei negozi di prossimità un capo usato con uno nuovo; un’aliquota Iva agevolata del 10% sui prodotti di moda in particolare made in Italy e sostenibili. Occorre, infine, rivalutare mestieri come l’addetto alle vendite e il sarto che potrebbero essere ospitati anche all’interno dei negozi, puntando sulla formazione professionale”.