Milano, welfare: tra pubblico e privato
Milano – Con l’intento di mettere a sistema un modello di welfare territoriale che metta insieme le risorse pubbliche e private, il Comune di Milano ha lanciato un avviso pubblico per raccogliere le manifestazioni di interesse degli enti del Terzo settore che intendono collaborare con l’Amministrazione per individuare bisogni e risorse della comunità locale e costruire risposte integrate per contrastare la povertà minorile. La rete che il Comune intende coordinare erediterà il testimone di Ricetta QuBi, il programma promosso da Fondazione Cariplo con il sostegno di Fondazione Peppino Vismara, Intesa Sanpaolo, Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi, Fondazione Fiera Milano e Fondazione Snam e attivo nella città di Milano dal 2017. QuBi ha lavorato in 25 quartieri di Milano, coinvolgendo oltre 400 realtà del Terzo settore, associazioni, parrocchie e dando sostegno ad oltre 50mila persone, di cui quasi la metà minori. “In questi anni – spiega l’assessore al Welfare Lamberto Bertolé – abbiamo lavorato per innovare il welfare milanese e costruire delle politiche sociali di comunità che affondassero le loro radici negli interventi di prossimità, più efficaci perché più puntuali. Da questo punto di vista, è importantissimo non disperdere la preziosa esperienza di QuBi che ci ha dimostrato come la costruzione di reti, con una forte regia pubblica capace di stringere alleanze strategiche con il Terzo settore, possa favorire l’elaborazione di risposte più adeguate ai bisogni espressi. L’impegno, troppe volte disatteso in passato, di fronte a una sperimentazione che dà i suoi frutti, deve essere quello di renderla strutturale e integrarla nel sistema pubblico di gestione. È proprio l’intento di questo bando, a cui siamo convinti il tessuto sociale milanese, sempre molto attivo, non farà mancare una partecipazione massiccia, per immaginare, ancora una volta insieme, i nuovi orizzonti del welfare cittadino”. All’avviso potranno partecipare tutti i soggetti del Terzo settore: cooperative sociali, consorzi, associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, imprese sociali con un’esperienza almeno biennale su questi temi. Le proposte verranno vagliate dalla Direzione Welfare e Salute e i soggetti ritenuti idonei potranno partecipare al percorso di co-programmazione che si svolgerà attraverso incontri di confronto che si terranno indicativamente a partire da fine maggio. Tra gli obiettivi da perseguire quello di definire le aree di intervento, identificando gli eventuali ambiti su cui è necessario un potenziamento delle attività; e poi individuare i nuovi bisogni e le risorse, supportando la capacità degli attori territoriali di fare rete per dare risposte coordinate. La stabilizzazione della figura dell’assistente sociale di comunità, introdotta grazie a QuBi, e l’introduzione in via sperimentale di quella del Welfare Community Manager, prevista dal Piano di Sviluppo del Welfare, costituiscono ulteriori e fondamentali tasselli nel consolidamento di un sistema di welfare territoriale in grado di sostenere le sfide dei prossimi anni. “Contrastare la povertà – conclude Bertolé – significa sostenere nel quotidiano i minori e le loro famiglie, ma soprattutto costruire con loro strategie di emancipazione e agire sulle cause che generano e acuiscono condizioni di svantaggio”.