E-commerce: la Cgil studia la pratica

Roma – Prima del Covid l’e-commerce si avviava già a diventare uno strumento d’acquisto protagonista, se non prevalente, nel mondo dei consumi. Ma durante e dopo la pandemia quella direzione ha vissuto una drastica accelerazione. Il che comporta cambiamenti enormi nel mondo del lavoro: nella logistica, nella distribuzione delle merci e nei trasporti, nei magazzini e, in parallelo, nei centri commerciali e nei negozi tradizionali. Un gruppo di sindacati e istituti di ricerca europei, per iniziativa della Filt Cgil (la federazione italiana dei trasporti), ha deciso di avviare un progetto comune per dotarsi di conoscenze e strumenti condivisi nel mondo virtuale e reale del commercio elettronico. Il progetto ha ottenuto il finanziamento della Commissione europea, si chiama Team Hub e sarà presentato e lanciato il prossimo 5 ottobre a Roma, nella sede della Cgil nazionale, Sala Santi, alla presenza di tutti i partner dell’iniziativa. Partiamo da alcuni dati di fatto. I promotori del progetto fanno notare che la crescita dell’e-commerce non è equamente distribuita e paga dazio a “economie di scala che favoriscono le grandi piattaforme di vendita al dettaglio rispetto ai piccoli negozi di e-commerce specializzati”. L’ascesa di pochi attori dominanti nelle vendite di e-commerce ha “profonde ripercussioni sulla rete di fornitori e lavoratori della catena di approvvigionamento, con attività logistiche come lo stoccaggio e la consegna delle merci che diventano fondamentali”. Ma si vanno ridisegnando anche l’ubicazione dei centri logistici, l’organizzazione del lavoro nelle attività di stoccaggio e consegna e le relazioni industriali. L’occupazione, ad esempio, si sta spostando “dai centri commerciali e dai negozi ai centri logistici e ai magazzini. A loro volta – si legge nei materiali preparatori di Team Hub – alcuni posti di lavoro possono migrare dalle città verso località scelte per la loro posizione logistica o per la presenza di incentivi fiscali, che però possono soffrire della mancanza di servizi adeguati”. E “la logistica urbana è chiamata sempre più a raggiungere migliaia di consumatori invece di centinaia di negozi, ponendo serie preoccupazioni ambientali”. Le piattaforme principali, da Amazon in giù, affrontano la sfida esternalizzando attività a subappaltatori, “intensificando le attività lavorative (anche utilizzando sistemi di rating) e investendo pesantemente nell’automazione. Mentre le esperienze di automazione delle consegne tramite droni o auto a guida autonoma sono ancora in fase di sperimentazione, è già in atto una forte automazione nei nodi chiave del commercio elettronico, come i magazzini e gli hub logistici”, dove il ricorso a robot o esoscheletri è ampiamente diffuso. I promotori di Team Hub rilanciano l’allarme: c’è “il rischio che il commercio elettronico si sviluppi in un campo da gioco diseguale, una situazione che può avere ripercussioni non solo sulle imprese, ma anche sulle condizioni di lavoro nelle attività e occupazioni correlate, ostacolando le priorità chiave del Pilastro europeo dei diritti sociali, compresi gli obiettivi di garantire un’occupazione sicura, salari equi e un ambiente di lavoro sano”. Il progetto intende affrontare questi rischi, “rafforzando in modo proattivo la capacità dei sindacati di agire congiuntamente a livello internazionale per definire le politiche relative alla filiera del commercio elettronico e perseguire il suo sviluppo in modo socialmente e ambientalmente sostenibile”. Ne fanno parte sindacati e think tank di nove Paesi europei: Italia, Belgio, Germania, Grecia, Estonia, Spagna, Finlandia, Francia e Polonia. Tutti insieme – si legge – puntano ad affrontare “le caratteristiche e le sfide della catena di fornitura del commercio elettronico, soprattutto per quanto riguarda le attività di stoccaggio e di consegna, attraverso una serie di attività interconnesse di ricerca documentale e di ricerca-azione”. L’obiettivo principale è quello di “analizzare le implicazioni del boom del commercio elettronico”, e di “dotare i sindacati delle conoscenze necessarie per proporre una rimodulazione sostenibile dei modelli di business e dell’organizzazione del lavoro nella propria filiera, anche in vista della rivoluzione digitale e degli obiettivi ambientali. In particolare, dopo una ricerca volta a rivedere e analizzare le informazioni e i dati esistenti, le fasi centrali del progetto prevedono studi di casi sui modelli di business, le pratiche sindacali e la contrattazione collettiva nella catena di fornitura del commercio elettronico, oltre a una serie di eventi e workshop a livello nazionale e comunitario in cui lavoratori, sindacalisti, ricercatori e stakeholder discuteranno di esigenze e aspirazioni dei lavoratori, condizioni di lavoro attuali e strategie aziendali, possibili iniziative da parte dei sindacati e dei responsabili politici per plasmare il futuro delle attività logistiche maggiormente interessate dagli sviluppi del commercio elettronico”. La fase finale prevede una sintesi e una revisione critica dei risultati del progetto per elaborare un rapporto comparativo che includa raccomandazioni politiche.