Incidenti sul lavoro: Inail e burocrazia

Milano – Inchiesta di Milena Gabanelli sul Corriere Della Sera dedicata all’Inail. (…) Il criterio con il quale il consiglio di amministrazione dell’Inail eroga il denaro alle sue 22 sedi periferiche è in base al numero di aziende e addetti presenti sul territorio, e al peso delle attività nei vari settori. Nel 2021 ammontava a 273 milioni di euro. Però prima di distribuire i soldi stanziati alle singole aziende, le pratiche devono superare l’istruttoria delle sedi Inail competenti. Una su quattro viene rigettata dalle commissioni tecniche regionali giudicanti perché incompleta o ininfluente sulla sicurezza. Ci sono commissioni severissime (Veneto e Piemonte, per esempio) che bocciano progetti accettati da altre e che sarebbero perfettamente in regola secondo gli esperti che li hanno redatti. «Purtroppo succede che non ci sia uniformità di valutazione – ammette il direttore dell’Inail Tardiola – anche per una diversa sensibilità sul riconoscimento degli infortuni. Gli ingegneri valutatori di Bari, ad esempio, hanno un’attenzione differente da quelli di Torino e sono magari più preparati sulla manifattura che sull’agricoltura o viceversa». Succede ma non dovrebbe, perché un vecchio trattore senza rollbar che si capovolge uccide in Sardegna come in Piemonte, e una pressa senza protezione amputa una mano o un braccio senza preoccuparsi di dove si trova. Dunque le 1.200 aziende bocciate in fase istruttoria non possono essere rimpiazzate da quelle in lista di attesa? No, spiegano all’Inail, perché rallenterebbe il processo di erogazione dei rimborsi che loro vogliono dare alle aziende (in media passano 18 mesi fra la domanda e l’incasso) affinché possano al più presto rendere il lavoro più sicuro. Principio sacrosanto. Colpisce però un fatto: su 2 miliardi e 179 milioni di euro stanziati dal 2010 al 2018, ben 887 (il 40%) non sono mai stati distribuiti e quindi investiti in sicurezza. E questo in un Paese che si piazza al 14° posto in Europa per tasso di infortuni mortali. Infatti il denaro, come abbiamo detto, viene bonificato dall’Inail alle sedi regionali prima della verifica che taglia il 25% delle aziende in lista, e i soldi avanzati rimangono quindi fermi nelle loro casse, da Aosta a Milano, da Bari, a Palermo. Perché? Risposta dell’Inail: «È una regola di contabilità generale, sono risorse di investimento che entrano in bilancio e vanno nel ciclo successivo». In altre parole: quello che avanza quest’ anno viene recuperato due anni dopo. La Lombardia incassa mediamente 43 milioni l’anno, il Lazio 33, la Campania 25, mentre in coda ci sono Molise e Valle d’Aosta. La Sicilia è la regione che riceve più contributi per la sicurezza nel settore agricolo davanti a Campania e Puglia. Nessuna però rende nota la percentuale di promossi e bocciati, cioè quanto resta in cassa. Qualche informazione in più c’è sulla Toscana: nel 2021 (su bando del 2020) incassa 18 milioni, ne spende 11, e gli altri 7 restano in tesoreria. Che diventano 14 nel 2022 (poiché gli andamenti sono abbastanza costanti). E solo nel 2023 si potranno utilizzare i 7 del 2021. Ma perché il sistema trattiene risorse già pronte? Il direttore dell’Inail spiega che – per evitare truffe come quelle dei bonus sull’edilizia – i controlli e il filtraggio devono essere rigorosi fino alla fine. Ovvero prima di incassare il rimborso l’azienda deve aver effettuato l’acquisto approvato in sede istruttoria. Giusto. (…)