RSA Lombardia: conto sempre più salato e crescono i posti letto “privati”, i dati dell’Osservatorio dei pensionati CISL
Milano – In Lombardia, le famiglie e i pazienti delle RSA nel 2020 hanno speso il doppio di quanto abbia stanziato la Regione (un miliardo e 600 milioni di euro contro 860 milioni), e i soldi vanno a finanziare strutture che sono per la quali totalità private (664 contro 48 pubbliche) e poco meno della metà non appartengono a proprietà OnLus. I posti letto contrattualizzati sono cresciuti di due sole unità rispetto allo scorso anno e sono calati di circa 700 rispetto a cinque anni fa, mentre i posti solventi (cioè a totale carico di famiglie e pazienti) sono aumentati di 385 unità in un solo anno. Infine, la media delle rette pagate dalle famiglie è cresciuta di un euro e mezzo al giorno e di quasi 7 in cinque anni. Sono i primi dati che balzano all’attenzione leggendo l’annuale Report sulla non autosufficienza e le RSA in Lombardia preparato dall’Osservatorio della FNP CISL regionale. I dati, aggiornati al 31 dicembre 2021, hanno esaminato le 712 strutture presenti sul territorio regionale con un totale di 65.512 posti letto autorizzati (+579 rispetto al 2020); di questi, 57.512 sono contrattualizzati (ovvero riconosciuti da Regione Lombardia con regolare contratto e finanziati per la parte relativa alla spesa sanitaria dal Fondo Sanitario Regionale). Con l’aumento del numero di anziani che necessita di un assistenza continua, la domanda di ricovero in strutture protette è sempre in crescita. Per rispondere a questo bisogno, diverse RSA hanno aumentato la loro offerta di posti letto solventi, ovvero a totale carico economico dell’utente e della sua famiglia. Infatti, nel 2021 i posti letto solventi sono saliti a 7.752 unità (+385 unità rispetto al 2020). Il costo della retta nelle RSA è uno dei temi maggiormente delicati: in assenza di vincoli normativi, le tariffe variano di molto nelle RSA lombarde. I dati dell’Osservatorio mostrano un’enorme volatilità per quanto riguarda la parte della retta pagata dall’ospite: la differenza va da una retta minima media di 54,12€ al giorno nell’ATS Montagna fino ad una retta media massima di 91,95€ al giorno nell’ATS Città Metropolitana di Milano. L’indagine ha inoltre provato a calcolare a quanto ammonti la spesa sostenuta da una persona ricoverata in una RSA lombarda: si aggira attorno a circa 25 mila € all’anno. Moltiplicando tale cifra per il totale dei posti letto autorizzati (65.512), si può dedurre che la spesa complessiva annua in Lombardia a carico delle persone e famiglie ammonti a circa 1,6 miliardi di €. Se si paragona questa cifra, con la quota che paga Regione Lombardia (869,5 milioni €), il confronto risulta chiaro. Il report 2021 analizza anche la natura giuridica della RSA presenti in Lombardia, e ne emerge un quadro già noto, ma comunque di impatto: 664 sono strutture private e solamente 48 pubbliche. Inoltre: 311 sono fondazioni, 160 sono società di capitale, 133 società cooperative o aziende speciali e 51 sono gestite da enti ecclesiastici. La mappatura delle strutture si allarga anche ai Nuclei Alzheimer, agli Hospice e ai Centri diurni integrati. Il quadro complessivo che emerge permette di svolgere analisi anche a livello politico e di governance per l’intero settore della non autosufficienza. Secondo Osvaldo Domaneschi, segretario generale FNP CISL Lombardia il momento per intervenire in maniera decisa e decisiva su questo settore è quanto mai favorevole: “Arriviamo da due anni di pandemia dove le RSA sono state al centro del ciclone mediatico e gli anziani, soprattutto nella prima fase più acuta, sono stati una delle categorie maggiormente esposte. Inoltre, grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’occasione per riformare il settore della non autosufficienza è quanto mai propizia con risorse dedicate, investimenti previsti e una legge sul settore che sta per essere varata. Anche Regione Lombardia dovrà svolgere la propria parte, riprendendosi il ruolo centrale e di reale governo di questo settore, ponendosi come facilitatore per inaugurare una vera stagione di dialogo tra i diversi soggetti che afferiscono al mondo RSA: enti gestori, associazioni di rappresentanza, ospiti, famiglie, lavoratori, organizzazioni sindacali, enti locali”. “L’Assessorato al Welfare regionale – conclude il segretario FNP – dovrebbe poi operare per semplificare le modalità di accesso, assicurare la massima trasparenza e il controllo sui servizi erogati e le rette praticate dalle RSA. Dovrà riordinare la classificazione dell’utenza, garantire finalmente, un sostegno economico per gli ospiti e le famiglie e sostenere i lavoratori sanitari e sociosanitari delle strutture”.