Dda: Milano capitale dell’usura

Dda: Milano capitale dell’usura

Milano – “Colonizzare i locali del centro di Milano”. È così che i clan mafiosi stanno espandendo la loro azione sul capoluogo lombardo, secondo le parole del procuratore aggiunto Alessandra Dolci, alla guida della Direzione distrettuale antimafia di Milano, riportate nella relazione del primo semestre 2021 della Direzione investigativa antimafia. Lo scrive Il Corriere Della Sera. Il meccanismo passa spesso attraverso prestiti ad usura, il cui obiettivo non è solo quello di guadagnare soldi per l’organizzazione, ma mettere le mani sulle imprese: Gli usurai vogliono direttamente l’attività commerciale che la loro vittima non riesce più a mantenere, perché per loro è un presidio sul territorio, sul quartiere, più importante del denaro. Questi sono i loro piccoli affari”. Più “in grande”, invece, i clan “vogliono colonizzare i locali del centro di Milano”. L’usura, secondo il magistrato, “è destinata a crescere con la crisi economica, la criminalità organizzata rileverà le attività economiche anche a prezzi zero o stracciati”. Secondo la semestrale della Dia “i prestiti a tassi di usura e il loro recupero con modalità estorsive continuano ad essere reati di non facile e immediata rilevazione in Lombardia”: “A renderli impercettibili come più volte evidenziato è la ritrosia alla denuncia da parte delle vittime. Con riguardo al semestre di riferimento va evidenziato che il reato di usura rappresenta senz’altro un investimento capitalistico per le organizzazioni mafiose in quanto il provento delle attività illecite costituisce il capitale di partenza per generare ulteriori profitti senza trascurare la possibilità di riciclaggio mediante canali legali ed illegali dei capitali illecitamente accumulati”. Il meccanismo è semplice e collaudato e passa attraverso le scritture contabili: “La tendenza infatti è la realizzazione di un prestito che viene mascherato tramite false fatturazioni emesse da società di copertura. In tal modo i ricavi vengono contabilizzati all’interno dei bilanci societari andando a costituire un patrimonio apparentemente lecito”. Ma spesso la vittima diventa a sua volta «complice» dell’impresa mafiosa, attraverso la cessione di quote: “L’organizzazione mafiosa può richiedere a un imprenditore insolvente in cambio della somma a suo debito la cessione di quote societarie o dell’intera impresa. Si tratta di uno schema classico e collaudato che consente ai sodalizi di mettere a punto la propria strategia di espansione nel perimetro dell’economia paralegale”.