Assolombarda: i dati economici di export e import con la Russia di Putin

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Assolombarda: i dati economici di export e import con la Russia di Putin

Milano – Il conflitto Russia-Ucraina impatterà certamente sul quadro di recupero della Lombardia, ancora parziale nel 2021 (-2,9% il Pil regionale a fine 2021 rispetto al 2019). Le previsioni1 formulate prima del conflitto stimavano un tasso di crescita del Pil lombardo del +4,0% nel 2022, performance che verosimilmente sarà rivista al ribasso, ma è difficile valutare in quale misura (molto dipenderà anche dalle evoluzioni). Sono, comunque, possibili alcune prime valutazioni sulla base dei dati storici e considerata la situazione attuale2, in questa seconda nota con un approfondimento sulle province di Milano, di Monza e della Brianza, di Lodi e di Pavia: Il principale canale di trasmissione è rappresentato dall’import di materie prime energetiche (gas naturale in primis) ma anche, seppur in minor misura, di altre materie prime: metalli non ferrosi, ferro e acciaio per dipendenza diretta a livello italiano e lombardo (cui si aggiungono per specificità produttive provinciali il legno soprattutto a Monza e della Brianza, la chimica in particolare a Lodi); nickel, alluminio e cereali per il peso di Russia e Ucraina nelle forniture mondiali. Lato esportazioni, non emerge un impatto considerevole diretto (i due mercati valgono meno del 2% del totale lombardo, seppur con leggere differenze tra settori e territori) né indiretto (3,7% del valore aggiunto esportato italiano è destinato alla Russia). Considerando le specializzazioni dei territori, meccanica e chimica sono in tutte le province tra i settori più esposti, con incidenze del mercato russo superiori alla media territoriale (seppur mai superiori al 3%). A Milano e Pavia si aggiunge la moda (con calzaturiero), a Monza altro manifatturiero (inclusi mobili). Importanti possono essere le singole esposizioni di aziende, tra le quali certamente quelle delle 740 multinazionali italiane localizzate nei due Paesi. La Russia vale complessivamente l’1,6% dell’export lombardo, in linea con l’1,5% di quello italiano. Tra i settori, a livello lombardo Meccanica, Moda, Chimica sono i più esposti, ma con incidenze inferiori al 3% delle vendite estere settoriali. Tra i territori, Milano e Monza e della Brianza sono leggermente più esposti rispetto alla media regionale (rispettivamente al 2,1% e all’1,7%), mentre lo sono meno Pavia (1,1%) e Lodi (0,4%). Approfondendo per le province Assolombarda l’incidenza della Russia sul totale esportazioni di ciascun settore, emergono le differenti esposizioni territoriali. Concentrandosi sulle specializzazioni (ossia i settori di vocazione internazionale che concentrano oltre due terzi dell’export provinciale totale), sono relativamente più esposti in via diretta a Milano Moda (3,4% l’incidenza del mercato russo sul totale vendite settoriali provinciali), Meccanica (3,0%) e Chimica (2,9%) e tutti e tre in maggior misura che nella media regionale, ma con incidenze che rimangono intorno al 3% delle vendite estere settoriali; tra le specializzazioni, la Farmaceutica è invece poco esposta (1,0%); a Monza e della Brianza Altro manifatturiero (3,4%, a confronto con 1,8% a livello lombardo), Meccanica (2,8%) e Chimica (2,1%), mentre per i Metalli l’incidenza della Russia è contenuta a meno dell’1%; a Pavia Moda con il calzaturiero (2,4%), Chimica (1,8%) e Meccanica (1,7%), mentre tra le altre specializzazioni Alimentare (1,0%) è meno esposto, Farmaceutica per nulla (0,0%); a Lodi Chimica (1,8%) e Meccanica (1,0%); per Alimentare ed Elettronica la Russia gioca invece un ruolo marginale (accogliendo appena lo 0,1% del totale vendite settoriali). L’impatto diretto delle sanzioni sul nostro export è dunque prospettabile come mediamente limitato, anche incrociando settori e territori. Si tratta ovviamente di dati totali, che possono nascondere esposizioni rilevanti a livello di aziende. La Lombardia acquista dalla Russia l’1,2% del proprio import, l’Italia il 3%. Rispetto al dato medio, si registra una rilevante esposizione diretta sul fronte materie prime: dalla Russia deriva un quinto dei nostri approvvigionamenti di combustili minerali quali gas, petrolio e carbone, il 9% di metalli non ferrosi, il 6% di ferro e acciaio. Con riguardo alle importazioni delle nostre quattro province, emergono poi singole specificità territoriali. Pavia la più esposta, con quasi il 5% del proprio import proveniente da Mosca ma quasi totalmente legato al settore energetico del territorio4, a confronto con 1% per Milano, 0,6% per Monza e della Brianza, 0,3% Lodi. Rispetto alla media territoriale, a Milano spiccano i Metalli, per i quali la Russia incide l’8,1% del totale forniture; seguono sopra la media territoriale Legno (2%) nonché Gomma-plastica, Chimica e Alimentare (ma con incidenze delle forniture russe sul totale inferiori al 2%). A Monza il settore più esposto in termini di forniture dalla Russia è il Legno (9% del totale import), seconda ma a distanza è la Chimica (1,4%). A Lodi infine risalta la Chimica (3% l’incidenza della Russia sul totale, quasi tre volte la media regionale e a confronto con percentuali inferiori a 0,2% in tutti gli altri settori). Dunque lo shock energetico rappresenta certamente il principale elemento di vulnerabilità per le imprese e l’economia italiana soprattutto in un possibile scenario di contro-sanzioni  da parte della Russia. Tuttavia ad esso vanno sommati impatti non trascurabili anche rispetto ad alcune materie prime e più consistenti su alcuni settori delle province esaminate. In aggiunta a questo quadro di vulnerabilità delle nostre province dato dal rapporto diretto con i mercati interessati dal conflitto, è utile anche adottare una prospettiva ‘mondo’. Infatti, Russia e Ucraina sono rispettivamente il 16simo e il 48esimo esportatore mondiale5, ma soprattutto: la Russia è al 1° posto a livello globale come esportatore di nickel, al 3° posto per combustibili minerali, al 5° per ferro e acciaio, al 6° per l’alluminio, al 14° per la chimica inorganica e al 38° per il legno. L’Ucraina ricopre il 2° posto a livello mondo quale esportatore di cereali (la Russia il 3°). Le ripercussioni del conflitto in termini di ‘stress’ dei mercati finanziari su queste materie prime possono influenzare la capacità di approvvigionamento delle nostre imprese, sia lato prezzi sia lato disponibilità.