Ucraina: CAI, primi rincari in Italia con mais (+3,5%) e grano tenero (+2,5%)
Roma – Le conseguenze della guerra in Ucraina iniziano a sentirsi anche in Italia con l’aumento di mais (+3,5%), grano tenero (+2,5%) e soia (+1,5%). Lo comunica CAI – Consorzi Agrari d’Italia commentando i dati delle rilevazioni della Borsa Merci di Bologna, punto di riferimento per le contrattazioni nazionali delle materie prime agricole. Il grano tenero, utilizzato per la produzione di pane, farine e biscotti, viene quotato, a seconda del valore proteico, dai 4 agli 8 euro in più a tonnellata, attestandosi in media intorno ai 315-320 euro/tonnellata con quote di 381 euro/tonnellata per gli speciali di forza (+2,5%). Deciso l’aumento anche del mais, fondamentale per la produzione di mangimi, che viene quotato 10 euro in più a tonnellata (+3,75%). Aumenta di 10 euro a tonnellata anche la soia (+1,5%), mentre l’orzo e il sorgo quotano rispettivamente 7 e 6 euro in più a tonnellata (+2,4%). La Borsa Merci di Chicago, punto di riferimento a livello internazionale, ha registrato aumenti più contenuti rispetto a ieri con grano tenero (+1,2%), mais (+1%) e soia (+1,1%). “Occorre impegnarsi per evitare che questa crisi colpisca consumatori e agricoltori, anche a causa di possibili manovre speculative finalizzate a costringere i produttori a vendere sotto la soglia degli enormi costi di produzione sostenuti in questo periodo per il caro energia – spiega Gianluca Lelli, Amministratore delegato di Consorzi Agrari d’Italia -. È chiaro che, visto lo scenario in evoluzione, non sono da escludere rincari dei prodotti finali come pane, farina, biscotti o mangimi per animali che però dobbiamo limitare evitando proprio le speculazioni nella filiera”. L’Italia, secondo un’analisi Coldiretti, importa il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44% di quello necessario per la pasta, senza dimenticare il mais e la soia fondamentali per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop, dove con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53% e il 73% del fabbisogno nazionale.