Bonomi (Confindustria): lo stop Ue al diesel è un suicidio

Bonomi (Confindustria): lo stop Ue al diesel è un suicidio

Milano – La proposta della Commissione europea di vietare dal 2035 la vendita di auto a benzina e diesel continua a rappresentare uno dei temi più dibattuti ai massimi livelli istituzionali. Sull’argomento – scrive il periodico Quattroruote – è intervenuto pochi giorni fa anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi e le sue parole rappresentano un grido d’allarme anche perchè sono state lanciate a Torino, la città simbolo dell’industria automobilistica italiana. “Sull’automotive c’è la necessità di un ripensamento: la decisione di abbandonare il diesel a livello europeo secondo me è stata un suicidio”, ha affermato il numero uno dell’associazione datoriale in occasione dell’assemblea dell’Unione industriali di Torino. Le parole di Bonomi sono ovviamente rivolte anche ai costruttori, che per la maggior parte hanno ormai definito un cronoprogramma incentrato sull’elettrificazione delle gamme prodotto e sul contestuale ridimensionamento dell’offerta di veicoli endotermici. D’altro canto non sembra esserci più spazio per nuovi investimenti su programmi di sviluppo di motori diesel di ultima generazione: troppo alti i costi per adeguarsi a normative sempre più severe e stringenti, a partire dai nuovi standard Euro 7, che per tutti sanciranno la morte del diesel con diversi anni di anticipo rispetto al bando proposto da Bruxelles. In ogni caso, il motore a gasolio è ormai da anni oggetto di una campagna di “demonizzazione” spesso controproducente anche, se non soprattutto, per l’ambiente: il graduale calo delle vendite di vetture diesel e il contestuale aumento di quelle a benzina ha causato per alcuni anni l’aumento delle emissioni di CO2 in Europa. In tale contesto, le istituzioni nazionali, sovranazionali e locali hanno fornito un ulteriore spinta al progressivo abbandono del diesel con l’imposizione di continui e frequenti limiti all’utilizzo di una tecnologia, che, nel bene e nel male, rappresenta il cuore dell’industria automobilistica europea. Le conseguenze si stanno già facendo sentire, con centinaia di fabbriche prossime alla chiusura o alla conversione verso altri ambiti produttivi e migliaia di posti di lavoro in pericolo. Il quadro è ulteriormente esacerbato da una transizione verso la mobilità elettrica dagli effetti per molti drammatici, in particolare sul fronte occupazionale. Da mesi si parla di centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio e da più parti giungono appelli a varare le necessarie contromisure. La richiesta è arrivata anche da Bonomi: “Se noi non accompagniamo le filiere, le ammazziamo. E non sono solo imprese, ma migliaia di posti di lavoro”. “È bello dire Green Deal, ma chi la fa la transizione? Come faranno le nostre imprese a fare gli investimenti se già devono far fronte allo spiazzamento tecnologico? Come possono farlo le nostre piccole imprese se non le accompagniamo, se non le aiutiamo?”, si è quindi chiesto il numero uno degli industriali. “Abbiamo le aziende tedesche che hanno dichiarato di stanziare 70 miliardi di investimenti per la transizione. Se pensiamo alle nostre Pmi della componentistica, è ovvio che di fronte a questi investimenti vadano in sofferenza”, ha proseguito il leader degli industriali. “Noi diciamo sempre” ha concluso Bonomi “che le transizioni vanno bene se sono nell’ottica di una governance mondiale, se hanno obiettivi non velleitari, ma soprattutto se sono accompagnate dai mezzi per il cambiamento”.

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