Tavolo Automotive: le richieste di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE al Governo

Tavolo Automotive: le richieste di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE al Governo

 

Milano – UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE è stata chiamata a partecipare al tavolo Automotive, indetto dal Ministero dello Sviluppo Economico. In qualità di rappresentante dell’industria italiana costruttrice di dei macchine utensili, robot e automazione, UCIMU interviene al gruppo focalizzato sul tema “Aspetti produttivi e Industriali”. Qui di seguito i punti espressi durante la riunione. A seguito della situazione che si sta delineando in maniera sempre più marcata nel settore automotive – si legge in una nota dell’associazione – in relazione ai target di natura ambientale, UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE ritiene che: la protezione dell’ambiente sia un valore fondamentale per il benessere e la salvaguardia del nostro pianeta; il tema ambientale debba essere comunque preso in considerazione in ottica di sostenibilità, tenendo presenti gli impatti economici e sociali che la transizione “green” può avere a livello italiano, europeo e mondiale; vadano ampiamente considerati i livelli di realizzabilità industriale delle soluzioni tecniche ipotizzate come abilitatori dei target ambientali, secondo il noto modello del TRL – Technical Readiness Level (del resto, già utilizzato nei programmi quadro di ricerca europea Horizon2020 e Horizon Europe); debba essere valutato il fatto che l’economia italiana ed europea basano la propria competitività, in larga parte, sul settore manifatturiero e che, in esso, il comparto automotive (OEM, Tier 1 e loro indotto) gioca un ruolo fondamentale. Tale ruolo comporta la presenza di numerosissime realtà aziendali (che spaziano dalla multinazionale alla microimpresa), già operanti nel settore automotive. Queste, a loro volta, “alimentano” una serie di settori economici del terziario che le supportano; a suo tempo, nell’ambito della piattaforma europea MANUFUTURE, era stato calcolato un rapporto di 1 a 3 tra fatturato del manifatturiero e quello dei servizi ad esso legati. A fronte di ciò, UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE ritiene che una transizione del settore automotive svolta in maniera non neutrale, dal punto di vista tecnologico e di sostenibilità (integrazione tra economia, ambiente e sociale), possa portare a conseguenze gravi e irrimediabili per l’assetto del nostro Paese e dell’intera Unione Europea. In particolare, la “corsa” verso l’abolizione dei veicoli a motore termico e la relativa sostituzione con una soluzione praticamente “obbligata”, cioè quella della trazione “Full-Electric” (basata sui BEV – Battery Electric Vehicles), può essere percepita come uno dei potenziali inneschi di tali conseguenze. Più in dettaglio, una soluzione “monodimensionale” al problema delle emissioni dei veicoli terrestri (la cui maggiore componente è quella delle automobili) e basata sulla trazione “Full Electric” impatterà certamente sul settore automotive (come si sta già vedendo) e, di conseguenza, sul settore delle macchine utensili, che vede l’automotive come uno dei suoi principali clienti. In particolare, l’aver posto degli obiettivi temporali (il 2035) per l’eliminazione dal mercato di ogni veicolo a motore termico, senza aver prima chiarito i 4 aspetti sottostanti al raggiungimento di tale obiettivo (ossia le tempistiche, la disponibilità dei fattori abilitanti in termini di materiali e tecnologie, le fonti energetiche e la relativa impronta ambientale, l’impatto sociale), può trasformare la transizione verso le nuove forme di mobilità in una serie di problematiche per l’intera economia del Paese. A ciò si somma il fatto che la scarsa maturità dei veicoli a batteria, affiancata da un possibile calo di domanda di automobili (dovuta a minor capacità di spesa delle persone, mutazioni nell’urbanistica delle città, maggior diffusione dello smart working, ecc…) e dallo stop ai motori termici, potrebbe portare a un “effetto Cuba”, con ulteriore invecchiamento del parco circolante e maggiori emissioni inquinanti, probabilmente non compensato dai nuovi BEV (specie se la necessaria energia elettrica non fosse al 100% prodotta con fonti rinnovabili). Il settore delle macchine utensili non potrà che essere penalizzato dalla tendenza assunta dal settore automotive, col rischio di perdere il ruolo di preminenza a livello mondiale che lo contraddistingue, a favore dei competitor europei e, soprattutto, extraeuropei. Infatti, l’incertezza motivata da quanto sopra menzionato porterà sicuramente ad uno azzeramento degli investimenti sulle tecnologie dei motori termici e, conseguentemente, delle acquisizioni di macchine utensili e tecnologie collegate. A causa della mancanza di una “agenda strategica” chiara per tempi e risorse, alla riduzione degli investimenti si sommerà l’assenza di una “compensazione” della domanda di macchine utensili da parte della produzione dei BEV (sia per motivi tecnologici che di volumi di veicoli richiesti del mercato) e dalla realizzazione delle infrastrutture e sistemi di generazione energetica, necessari per coprire gli aumentati fabbisogni dovuti alle nuove soluzioni di mobilità. Questa situazione, oltre che a impattare sul settore macchine utensili nel suo complesso, andrà a vanificare anche tutte le azioni che i vari Governi hanno messo in atto al fine di supportare il manifatturiero nella sua modernizzazione e digitalizzazione. UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE auspica pertanto che il tema della decarbonizzazione dei mezzi di trasporto e, più in generale, della transizione ecologica, venga gestito in maniera neutrale dal punto di vista tecnologico, al fine di portare a una soluzione multidimensionale basata, oltre che sull’elettrificazione, anche su altre tecnologie (idrogeno, biocarburanti, diesel “pulito”, veicoli ibridi, ecc…). Ciò permetterebbe di utilizzare al meglio le tecnologie delle macchine utensili, di cui siamo leader, specie in confronto ai concorrenti extra-EU, al contrario di quanto avviene per l’elettrificazione. A ciò si deve sommare un approccio sostenibile dal punto di vista economico e sociale che non vada a depauperare, in nome di dogmi ambientali di dubbia verificabilità, quanto costruito dal dopoguerra ad oggi e che rappresenta una delle poche voci attive della bilancia commerciale nazionale, conclude la nota.

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