Milano – “Siamo pronti, mettiamo a disposizione i nostri medici e le nostre aziende”, ha scandito il segretario generale dell’Unione Artigiani, Marco Accornero, aderendo così all’iniziativa della Regione che ha avviato l’operazione vaccini anti Covid sui luoghi di lavoro. Gli artigiani rappresentano il motore del manifatturiero lombardo e la parte più dinamica delle attività di servizio. A Marco Accornero abbiamo chiesto di fare il punto nella stagione della pandemia. I dati del 2020 dicono che il settore artigiano resiste. Quali sono però i settori in sofferenza?
“I dati ci dicono che il numero delle imprese artigiane è addirittura cresciuto dello 0,1%. Abbiamo dimostrato ancora una volta che – anche grazie ai provvedimenti di Stato e Regione – sappiamo resistere, con le unghie e coi denti. I veri conti però si faranno quando termineranno le moratorie e la cassa integrazione. Già adesso avvertiamo qualche scricchiolio tra le aziende che in questi giorni devono pagare i contributi previdenziali sospesi lo scorso anno. Il nostro monitoraggio ci indica una panoramica frastagliata. Ci sono aziende che sono vicine ad un livello pre-pandemia, altre che non reggerebbero un nuovo lockdown senza ristori adeguati. Altri settori, come l’abbigliamento e il settore pelle, nonostante gli indispensabili investimenti sul digitale e sull’e-commerce, sono ad un passo dal burrone. Le prossime settimane per molte imprese saranno decisive. L’ultima notizia è che anche noi abbiamo messo a disposizione le nostre aziende e la nostra rete di medici competenti per ampliare la rete vaccinale lombarda. Non vediamo l’ora di ripartire in piena sicurezza”. Il 2021 sarà un anno di transizione. Quali sono le necessità più importanti per la categoria e quali le richieste a Regione e Governo?
“Abbiamo inviato i nostri dossier sia al nuovo ministro del lavoro Andrea Orlando che al nuovo assessore lombardo alle attività produttive Guido Guidesi. Al ministro abbiamo chiesto e ottenuto innanzitutto un intervento per accelerare i tempi di erogazione della cassa integrazione per gli artigiani. Non è possibile attendere per mesi le indennità, è una cosa inaccettabile nel 2021. Serve un piano specifico per il welfare degli artigiani che riconosca la realtà delle cose. Serve ad esempio più semplificazione per i contratti a termine e la libertà di organizzazione: oggi le imprese si ritrovano nei tribunali per errori formali o veniamo sanzionati dagli Ispettorati del Lavoro sui turni di lavoro quando in realtà le commesse vanno e vengono. Voglio anche dire che abbiamo degli enti bilaterali straordinari attivi su sostegno integrativo al welfare e formazione che molte organizzazioni ci invidiano. Prendete l’esperienza di Elba, San.Arti o WILA, in Lombardia. Pagano anche quote della casa di riposo per i genitori o i libri di testo dei figli o il nido. Alla Regione abbiamo chiesto, ad esempio di semplificare l’accesso ai bandi. Ogni volta vengono chieste informazioni ridondanti o complesse. Lo diciamo con l’esperienza di un’organizzazione che ogni anno partecipa per conto delle nostre aziende a centinaia di bandi con i propri esperti. Abbiamo già registrato importanti passi avanti ma si può fare molto di più. E poi c’è il tema del credito per le microimprese. Le istituzioni devono essere al nostro fianco per avvicinare le nostre aziende al lending, al crowdfunding, alla finanza complementare, aiutandoci a valorizzare il ruolo del Confidi”. Artigianato oggi è anche innovazione, lei crede che le risorse europee del Recovery potranno andare anche a beneficio del mondo artigiano?
“Gli artigiani possono essere protagonisti di tutti progetti del Recovery Fund se sapranno fare una cosa: essere al passo con la formazione e l’innovazione. Le nostre piccole imprese rischiano di guardare da fuori questo momento irripetibile. Servirà uno sforzo formativo senza precedenti, anche nelle modalità. Faccio una domanda molto pratica: come si consente alle microimprese di fare formazione vera, di qualità, senza perdere soldi? O vado ai corsi o lavoro. Non è un problema banale. Noi ci troviamo di fronte anche a questi problemi a cui dare risposte In ogni caso quando si metteranno in campo i progetti operativi su turismo e territorio ovvero l’Italia dei nostri straordinari artigiani, transizione ecologica, economia circolare, mobilità dolce… ecco, ci troverete seduti ai tavoli giusti”. Il 2020 ha rappresentato anche uno stop nel cambio generazionale, cosa è importante fare per alimentare la formazione dei giovani?
“Un’impresa familiare su 4 è gestita da over 70 in Italia. Il cambio generazione è una materia che scotta ancora. Noi abbiamo uno sportello per aiutare il passaggio di testimone con un modello di intervento che, mettendo al centro il futuro dell’impresa e partendo dall’ascolto delle attese e della raccolta delle competenze, riesce a trovare una soluzione in grado di soddisfare tutti i soggetti in gioco. Il futuro? Il premier Draghi, chiedendo la fiducia alle Camera, ha parlato della necessità di sviluppare l’istruzione tecnica per rafforza il sistema Paese. Noi anche con le nostre strutture – abbiamo Centri di Formazione a Milano e a Monza e collaboriamo con Fondo Artigianato – cerchiamo di erogare corsi in linea con le richieste del mercato di lavoro e attività di formazione continua, con un presidio forte sulle professioni tradizionali che non si esauriranno mai. Noi ad esempio abbiamo un corso per camiciai, o per diventare idraulico, come per diventare meccanico di auto elettriche. Aggiungo un’informazione: ogni studente che esce dalle nostre scuole trova subito lavoro. A volte le imprese se li contendono. Anche questo è un segnale straordinario della vitalità artigiana”.