Milano – Concordi sulla necessità di dare più autonomia alla Lombardia, tra le locomotive produttive d’Europa. Distanti sul come assegnarle maggiore indipendenza, seguendo i dettami costituzionali, tra referendum e trattativa Stato-Regione. In vista del voto sul quesito referendario consultivo sull’autonomia regionale, in programma il prossimo 22 ottobre in Lombardia, ieri sera all’Hotel Tocq di Milano i consiglieri regionali Stefano Bruno Galli, Maroni Presidente, ed Enrico Brambilla, Partito Democratico, si sono confrontati sull’attualissimo tema, reso ancor più accesso dalle vicende catalane. A chiamarli a dibattere sullo spinoso argomento, che di giorno in giorno acquista sempre più spazio nell’opinione pubblica, il mondo dell’artigianato milanese, interessato a scoprire le motivazioni dei fautori del Si e del No, ma soprattutto a mettere in evidenza i risvolti concreti dell’una e dell’altra opzione. Organizzato da Unione Artigiani di Milano, Cna, Acai e Uniapam, il confronto tra il principale promotore del referendum per l’autonomia, Stefano Bruno Galli, e uno dei maggiori critici dell’iniziativa, Enrico Brambilla, è stato caratterizzato da schiettezza e fermezza sulle rispettive posizioni, pur nel massimo rispetto diplomatico grazie alla moderazione del giornalista Danilo Bonecchi. Stefano Bruno Galli ha perorato la causa del passaggio referendario come elemento rafforzativo della trattativa che successivamente Regione Lombardia dovrà avviare con il Governo, nel pieno rispetto di quanto previsto dalla Costituzione, nell’ambito pieno della quale si colloca appunto il quesito e il voto plebiscitario. Dal canto suo, Enrico Brambilla ha bollato come sostanzialmente inutile il referendum, annunciando che non andrà a votarlo, dal momento che la formula della domanda sulla scheda, intesa a chiedere agli elettori il via libera all’instaurazione di una trattativa appunto, di fatto impone la risposta affermativa. Far partire subito il confronto con il Governo, come sta facendo attualmente l’Emilia Romagna, avrebbe abbreviato i tempi ed avuto i medesimi effetti secondo il rappresentante Pd. Di diverso avviso Galli che, come protagonista della promozione del referendum, ha ricordato come negli anni passati diverse trattative avviate dalle regioni con l’Esecutivo siano tutte naufragate senza esiti. Con un residuo fiscale enorme, pari a ben 56 miliardi di euro, ha spiegato Galli, la Lombardia deve ottenere maggiori autonomie in tantissimi campi, primi fra tutti quelli legati direttamente alle attività produttive e alle imprese. Il referendum in questo senso, se otterrà una maggioranza di Si e, soprattutto, una partecipazione consistente, potrà fungere da valore aggiunto straordinario alle istanze e alle rivendicazioni locali.