Istat: il lavoro nero (nel 2022) sfiora i 20 miliardi

Istat: il lavoro nero (nel 2022) sfiora i 20 miliardi

Roma – I dati Istat diffusi in questi giorni sul lavoro nero si riferiscono al 2022 e sono i più recenti. L’economia non osservata cresce in linea con il Pil. L’economia non osservata è costituita dalle attività produttive di mercato che sfuggono all’osservazione diretta e comprende, essenzialmente, l’economia sommersa e quella illegale. Le principali componenti dell’economia sommersa sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni intenzionalmente errate del fatturato e/o dei costi (sotto-dichiarazione del valore aggiunto) o generato attraverso l’impiego di lavoro irregolare. Ad esso si aggiunge il valore dei fitti in nero, delle mance e un’ulteriore integrazione che emerge dalla riconciliazione fra le stime degli aggregati dell’offerta e della domanda. Quest’ultima contiene, in proporzione non identificabile, effetti collegabili a fenomeni di carattere puramente statistico ed elementi ascrivibili a componenti del sommerso non completamente colte attraverso le consuete procedure di stima. L’economia illegale include sia le attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibiti dalla legge, sia quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. Le attività illegali incluse nel Pil dei Paesi Ue sono la produzione e il commercio di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di tabacco. In questo comunicato si presentano le stime aggiornate nell’ambito della revisione generale dei Conti Nazionali pubblicata il 23 settembre 2024. In coerenza con l’approccio seguito per l’intero sistema dei conti, sono state effettuate stime puntuali per gli anni 2021 e 2022, mentre le serie storiche (presenti nelle tavole allegate al Report) sono state ricostruite retrospettivamente. Le più rilevanti innovazioni introdotte e i relativi impatti sulla misurazione dell’economia non osservata sono trattate nella parte conclusiva del Report. Nel 2022 il valore aggiunto generato dall’economia non osservata, ovvero dalla somma di economia sommersa e attività illegali, si è attestato a 201,6 miliardi di euro, segnando una crescita del 9,6% rispetto all’anno precedente (quando era 184,0 miliardi). L’incidenza dell’economia non osservata sul Pil, cresciuto a prezzi correnti dell’8,4% rispetto al 2021, si è mantenuta sostanzialmente stabile, portandosi al 10,1%, dal 10,0% del 2021 (0,7 punti percentuali al di sotto del 10,8% osservato nel 2019, anno precedente la pandemia). La crescita dell’economia non osservata è stata trainata dall’andamento del valore aggiunto generato dalla sotto-dichiarazione, che ha segnato un aumento di 10,4 miliardi di euro (+11,5%) rispetto al 2021. Più contenuto l’incremento del valore aggiunto connesso all’impiego di lavoro irregolare (+3,7 miliardi di euro, pari a +5,6% rispetto al 2021) e dalle attività illegali (+1,2 miliardi di euro, con un incremento del 6,7%). L’aumento di oltre 2 miliardi delle Altre componenti è riconducibile alla crescita del contributo delle mance (che segue l’andamento della spesa per consumi finali) e dei fitti in nero percepiti dalle famiglie. Gli andamenti delle diverse componenti hanno confermato una tendenza di medio periodo alla ricomposizione dell’economia non osservata. In particolare, si è registrato un progressivo ridimensionamento del contributo del valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare, la cui incidenza sul totale si è ridotta al 34,3% (dal 35,6 nel 2021 e 38,1% nel 2019), mentre il peso della sotto-dichiarazione ha raggiunto il 50,1% (era 49,2% nel 2021 e 45,6% nel 2019). Si è mantenuto pressoché stabile l’impatto dell’economia illegale (9,8% nel 2022 rispetto al 10,1% del 2021) sul totale dell’economia non osservata. Aumento del sommerso per i Professionisti, forte riduzione nelle Costruzioni. Nel 2022, il complesso dell’economia sommersa vale 181,8 miliardi di euro, in aumento di 16,3 miliardi rispetto al 2021. La sua incidenza sul Pil rimane sostanzialmente stabile al 9,1% (era il 9,0% l’anno precedente). La componente legata alla sotto-dichiarazione ammonta a 100,9 miliardi di euro mentre quella connessa all’impiego di lavoro irregolare è pari a 69,2 miliardi (erano, rispettivamente, 90,5 e 65,5 miliardi l’anno precedente). Le componenti residuali valgono 11,7 miliardi di euro (9,5 miliardi nel 2021). La diffusione del sommerso economico è legata al tipo di mercato di riferimento piuttosto che alla tipologia di bene/servizio prodotto. Al fine di cogliere in maniera più accurata questa caratteristica del fenomeno, nel descriverlo si utilizza una disaggregazione settoriale che tiene in considerazione la specificità funzionale dei prodotti/servizi scambiati piuttosto che le caratteristiche tecnologiche dei processi produttivi. Nella classificazione adottata a questo fine, le attività industriali sono distinte in Produzione di beni alimentari e di consumo, Produzione di beni di investimento e Produzione di beni intermedi (che include il comparto energetico e della gestione dei rifiuti). Nel terziario, le attività dei Servizi professionali sono considerate separatamente dagli Altri servizi alle imprese. Nel complesso, i settori dove il peso del sommerso economico è maggiore sono gli Altri servizi alle persone, dove esso costituisce il 30,5% del valore aggiunto del comparto, il Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (18,5%) e le Costruzioni (17,5%). Si osserva invece un’incidenza minore per gli Altri servizi alle imprese (5,3%), la Produzione di beni d’investimento (3,7%) e la Produzione di beni intermedi (1,4%). La stabilità dell’incidenza del sommerso sul complesso del valore aggiunto (10,1% sia nel 2022 sia nel 2021) è il risultato di dinamiche settoriali eterogenee. Infatti, mentre si riscontra una riduzione del peso del sommerso per Agricoltura (-1,0 punti percentuali), Costruzioni (-0,8), Produzione di beni alimentari e di consumo (-0,6) e Altri servizi alla persona (-0,5), si osserva di converso un suo incremento per il comparto dell’Istruzione, sanità e assistenza sociale (+0,5 punti percentuali) e per i Servizi professionali (+0,2). Il contributo del valore aggiunto sotto-dichiarato all’attività produttiva ha un ruolo significativo per il Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (11,2% del totale del valore aggiunto del settore), gli Altri servizi alle persone ed i Servizi professionali (11,1% in entrambi i comparti). Il fenomeno risulta invece meno rilevante per Istruzione, sanità e assistenza sociale (3,3%), Produzione di beni di investimento (2,6%) e Produzione di beni intermedi (0,5%). Il valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare presenta una maggiore incidenza negli Altri servizi alle persone (18,9% del valore aggiunto totale), anche per l’inclusione del lavoro domestico. Al contrario, il fenomeno risulta limitato nei comparti dell’Industria (con un impatto compreso tra lo 0,9% e il 2,7%) e negli Altri servizi alle imprese (1,5%). In Agricoltura, infine, il valore aggiunto sommerso, connesso alla sola componente di lavoro irregolare, è pari al 15,3% del totale del comparto. L’economia illegale sfiora i 20 miliardi nel 2022. La revisione generale dei Conti Nazionali del 2024 ha riguardato anche le attività illegali, interessando prevalentemente il periodo 2018-2022. In questo ambito non sono state introdotte innovazioni metodologiche, ma si è provveduto ad un aggiornamento delle fonti utilizzate, che ha prodotto una revisione al rialzo dei tassi di crescita del valore aggiunto e dei consumi fra il 2018 e il 2021. Nel 2022 le attività illegali hanno generato un valore aggiunto pari a 19,8 miliardi di euro, con un impatto dell’1,1% sul Pil; tale valore include l’indotto, ossia il valore dei beni e servizi legali utilizzati nei processi produttivi illegali. Rispetto al 2021, il valore aggiunto dell’economia illegale è cresciuto di 1,2 miliardi di euro, accelerando la dinamica positiva già riscontrata l’anno precedente (+6,7% contro il +5,6%). I consumi finali di beni e servizi illegali sono cresciuti di 1,6 miliardi di euro, attestandosi a 22,8 miliardi, corrispondenti all’1,9% del valore complessivo della spesa per consumi finali. L’aumento è stato determinato per lo più dall’aggiornamento dell’indagine IPSAD (Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs, di fonte CNR) che, per il 2022, ha segnalato un aumento delle prevalenze di utilizzo di eroina. Con riferimento al periodo 2019-2022, le attività illegali hanno mostrato un aumento di 0,2 miliardi in termini di valore aggiunto e di 0,6 miliardi in termini di spesa per consumi finali, con una crescita media annua, rispettivamente, dello 0,3% e dello 0,8%, portando nel 2022 il valore complessivo dell’economia illegale al di sopra dei livelli pre-pandemia. La crescita delle attività illegali nel 2022 è stata determinata per larga parte dalla dinamica del traffico di stupefacenti: il valore aggiunto ha raggiunto 15,1 miliardi di euro (+1 miliardo rispetto al 2021), mentre la spesa per consumi finali si è attestata a 17,2 miliardi di euro (+1,3 miliardi). Nello stesso periodo si è registrata anche una crescita dei servizi di prostituzione: nel 2022 il valore aggiunto e i consumi finali sono aumentati, rispettivamente, del 4,3% e del 4,0%, portandosi a 4,0 e 4,7 miliardi di euro. L’attività di contrabbando di sigarette nel 2022 rimane marginale, rappresentando una quota – sul complesso delle attività illegali – del 3,4% del valore aggiunto (0,7 miliardi di euro) e del 3,6% dei consumi delle famiglie (0,8 miliardi di euro). Nel periodo 2019-2022, l’indotto connesso alle attività illegali, principalmente riconducibile al settore dei trasporti e del magazzinaggio, è passato da un valore aggiunto di 1,4 miliardi di euro a 1,6 miliardi.