Milano – Era un tecnico di 47 anni, Attilio Franzini, di Formia, impiegato della Salcef, ditta appaltatrice esterna e stava lavorando per conto di Rfi. E’ morto dopo essere stato investito da un treno lungo la linea Bologna-Venezia, a ridosso della stazione di San Giorgio di Piano, nel Bolognese. “L’ennesimo morto sul lavoro sui binari ferroviari, l’ennesimo morto dipendente di ditta esterna in appalto, dopo la centrale Enel a Suviana, ma anche dopo gli incidenti mortali in aeroporto, a settembre scorso, e a dicembre nel cantiere dell’autostrada A1”. La denuncia arriva da Cgil, Cisl e Uil di Bologna. “Sembra che il lavoratore investito dal treno fosse dipendente dell’azienda Salcef, addetto in appalto ad attività di manutenzione ferroviarie. Stiamo definendo in queste ore come il mondo del lavoro dovrà, ancora una volta, dare una risposta”, aggiungono i sindacati. “Chiediamo la riapertura urgente del tavolo per ennesima strage di Stato. Brandizzo non è servito a nulla”. È invece la denuncia della Fillea Cgil a poche ore dalla tragedia. “Serve il coraggio di Rfi nell’ammettere che come sono gestite oggi le manutenzioni non va bene – afferma il sindacato degli edili – bisogna limitare i sub appalti, qualificare davvero gli operatori economici e rivedere i tempi di intervento come richiesto nel corso del confronto dopo Brandizzo. I lavoratori che sono impiegati nelle manutenzioni fanno turni massacranti. Pertanto abbiamo rivendicato unitariamente la riapertura del tavolo di confronto con la Rete ferroviaria italiana, interrotto proprio per la mancata volontà di accettare le nostre richieste”. Quindi, “il confronto ha lo scopo di arrivare ad una precisa definizione, non più rinviabile vista la gravità e la frequenza degli eventi infortunistici. C’è bisogno di efficaci misure di sicurezza e controllo delle condizioni di lavoro degli operatori economici per la realizzazione delle opere di manutenzione della rete ferroviaria, nonché di tutte le attività affidate ad imprese terze, afferenti al settore delle costruzioni, da parte di codesta committenza”. Al governo e anche del vice premier Salvini “diciamo di aprire un confronto serio su salute e sicurezza. Queste sono tutte imprese a cui non si applica la tanto sbandierata patente a crediti, perché esentate dalla stessa norma, che non serve e non salverà la vita dei lavoratori. Dopo Brandizzo è proprio vero che non c’è stata nessuna risposta”.