Cgil Lombardia e Fondazione Casa della Carità Angelo Abriani: salute mentale, in Lombardia si soffre due volte

Cgil Lombardia e Fondazione Casa della Carità Angelo Abriani: salute mentale, in Lombardia si soffre due volte

Milano – Che sia definita per ogni ASST la dotazione del numero di operatori della salute mentale; che non si abbandoni l’impegno alla diffusione delle buone pratiche, a partire dalla fine delle contenzioni; che sia prevista la presenza di operatori della salute mentale nelle Case di Comunità, che siano finanziati e diventino strutturali quei progetti sperimentali che sono stati considerati validi. Sono queste le richieste rivolte all’assessore al Welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso da parte della Campagna per la Salute Mentale, che venerdì 27 settembre si è riunita in assemblea generale, dopo una serie di incontri territoriali in 6 province lombarde (Bergamo, Brescia, Lecco, Lodi, Mantova, Milano). All’assessore la Campagna, che raduna le diverse e integrate forze civili impegnate in Lombardia sul tema della fragilità mentale, chiede un incontro pubblico urgente perché, affermano i promotori: «A fronte dei dati drammatici circa la carenza di operatori, il Piano Sociosanitario Regionale 2023-2027 pare riconoscere complessivamente l’esistenza dei problemi, ma non contiene impegni finanziari, indispensabili per uscire da una situazione che vede i Dipartimenti Salute Mentale e Dipendenze sull’orlo del tracollo». Così come sta accadendo per le altre patologie, dove la crisi del sistema infligge al cittadino lunghe attese e la scelta obbligata di luoghi di cura sempre meno vicini, sempre più specialistici e sempre meno pubblici, anche per il disturbo mentale in Lombardia si soffre due volte, poiché alla malattia si aggiunge lo smarrimento di un percorso di cura frammentato. I servizi, evidenziano ancora i membri della Campagna, sono spossati dal mancato turn-over degli operatori, dalla chiusura di presidi ambulatoriali e ospedalieri, dalla mancanza di risorse e progetti. A fronte di una crescente richiesta di aiuto da parte dei cittadini, i servizi pubblici per la salute mentale registrano in Italia il minimo storico di forza operativa degli ultimi 45 anni; si pensi che in Lombardia, il Coordinamento dei Direttori di DSMD (Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze) denuncia la mancanza di 300 psichiatri e di 2000 tra infermieri, psicologi, educatori e assistenti sociali, vale a dire la metà del numero di operatori che dovrebbero essere attivi. Oggi le risorse destinate alla salute mentale sono al di sotto del 3% del fondo sanitario nazionale e vengono per lo più allocate nell’apertura di strutture residenziali destinate a separare la persona dal suo contesto di vita, l’esatto opposto della cura di prossimità per la quale l’Italia è ancora vista come modello in tutto il mondo. Tuttavia, agire per invertire la rotta è ancora possibile oltre che doveroso. Dagli incontri nei diversi territori sono infatti emerse preziose esperienze, che sono state condivise durante l’assemblea generale: progetti che stanno funzionando a dispetto della crisi del servizio pubblico; iniziative territoriali pregevoli, che meritano di essere imitate ed estese senza più limiti geografici o temporali, con finanziamenti stabili e continuativi, ridando forza e centralità al servizio pubblico quale luogo di elezione per la cura di prossimità. “Esco: dalla casa al territorio” è un progetto avviato nel 2017 e tuttora in atto, proposto dall’Associazione di salute mentale “Piccoli Passi Per…” in accordo con gli Ambiti territoriali del Distretto Bergamo (Bergamo, Valle Brembana e Villa Imagna-Villa d’Almè) e realizzato col contributo di Fondazione della Comunità Bergamasca e cofinanziamento a carico degli Ambiti territoriali. Il progetto negli anni ha sviluppato un articolato sistema di azioni, in costante evoluzione per seguire il cambiamento del contesto, orientate a integrare i servizi di salute mentale con interventi che coinvolgono attivamente la comunità territoriale, con l’obiettivo di migliorare l’accoglienza e prevenire il deterioramento della salute mentale e delle relazioni sociali dei cittadini.  Obiettivo generale è favorire l’espressione delle potenzialità personali, la socializzazione e l’integrazione nella comunità di persone con disturbi psichici, con un focus particolare su adolescenti e giovani, attraverso azioni innovative e collaborazioni con enti pubblici e del terzo settore, che si avvalgono anche di una rete territoriale consolidata, radicata nel territorio di riferimento. Al momento sono 70 le persone coinvolte, ma sono molte le segnalazioni di persone desiderano entrare nel progetto. Le attività proposte, individuali e di gruppo, sono realizzate attraverso il supporto professionale di operatori e in connessione con i gruppi locali e i volontari, e includono: sostegno domiciliare, attività sul territorio, supporto educativo per giovani e famiglie, laboratori creativi, sensibilizzazione della comunità e azioni di disseminazione.