Cgil Lombardia e Valle Camonica: concertazione territoriale per le aree dismesse

Bergamo – Questa mattina nell’ambito della festa della Cgil della Valle Camonica Sebino dal titolo “Fondata sul lavoro” si sono confrontati diversi interlocutori con i loro saperi, le loro competenze e le loro opinioni. La Segretaria Generale della Cgil della Valle Camonica Sebino Barbara Distaso ha introdotto i lavori della giornata ricordando i criteri fondamentali da tenere presente per realizzare correttamente la riqualificazione delle aree dismesse. Nella prima parte Donato Bianchi ex Segretario Generale della Fillea della Valle Camonica ha ricordato tutto il percorso della vertenza del gruppo Vela di Corte Franca a 10 anni di distanza. Dall’annuncio dei licenziamenti, alla cessazione dell’attività produttiva fino alla stesura del libro dal titolo “Sinergie Rigenerative” sulle ipotesi di riconversione dell’area. L’ex Sindaco di Corte Franca Giuseppe Foresti ha ricordato il contesto difficile in cui l’amministrazione comunale ha agito nel 2014 tra patto di stabilità degli enti locali, la crisi devastante della filiera dell’edilizia e del laterizio e la gestione sociale dei circa 250 esuberi. L’attuale Sindaca di Corte Franca Anna Becchetti ha messo in evidenza che la riqualificazione dell’area deve transitare dalla qualità della soluzione individuata e non solo dalla semplice occupazione del sito di 170.000 metri quadri. La contrarietà dell’amministrazione ad un insediamento di logistica si colloca in questo alveo. La professoressa Barbara Angi ha ricordato il lavoro svolto dagli studenti nel redigere il libro “Sinergie rigenerative” ed ha evidenziato che le iniziative di conoscenza, condivisione e di interazione dell’area con la popolazione del territorio (visite, dibattiti, riflessioni pubbliche, ecc.) sono elementi di accelerazione dei processi di riqualificazione dell’area. Ivan Comotti ex Segretario Generale della Fillea Lombardia ha ricordato i motivi del perché la vertenza Vela è stata una vertenza simbolo a livello nazionale. Dalle dimissioni dell’imprenditore, all’elaborazione della proposta di riqualificazione dell’area, alla stampa del libro dedicato; la vertenza del gruppo Vela ha consegnato al territorio un’elaborazione politica, sociale e sindacale. Nella seconda parte delle riflessioni Katia Calabretta Segretaria Generale della Fillea Lombardia ha moderato il dibattito relativo al rilancio delle aree dismesse in Valle Camonica ponendo domande chiare agli interlocutori. Livio Pelamatti Presidente di Legambiente della Vallecamonica ha messo l’accento sulla necessità di bonificare il territorio e ha affermato che la sostenibilità ambientale, la riduzione dell’impatto ambientale e la specificità delle soluzioni adottate, sono elementi essenziali per una corretta riqualificazione e riconversione delle aree dismesse. Tutte le istituzioni, le associazioni e i soggetti sociali devono muoversi in questo alveo. “Le aree dismesse devono essere considerate una risorsa e non un costo. Dobbiamo invertire il paradigma” ha dichiarato Ida Bottanelli Presidente Fondazione Prossima Generazione Valle Camonica. Per questi principi è nata l’associazione che ha già prodotto diversi livelli di elaborazione. Sergio Cotti Piccinelli Responsabile del servizio cultura per gli enti territoriali nella Fondazione Valle dei Segni ha evidenziato che i 27 ml di € previsti per la riqualificazione dell’area NK di Ceto serviranno per insediare un centro di accoglienza dei visitatori delle aree delle incisioni rupestri (prima traccia di insediamento storico nel nostro paese). È inoltre previsto un Centro di innovazione sui linguaggi contemporanei per facilitare la conoscenza dell’importante valore storico del Parco delle incisioni rupestri. L’architetta Lina Bonavetti della Provincia di Brescia ha evidenziato che i 205 comuni della provincia hanno condizioni molto diverse in termini di riqualificazione delle aree dismesse. Per questo è stato istituito un Osservatorio Provinciale per facilitare i processi di rigenerazione urbana, di riqualificazione e di rilancio delle aree, compatibili con le caratteristiche del territorio in cui si sviluppano. Minimizzare il consumo di suolo e favorire gli interventi edilizi sulle aree dismesse sono i criteri presi a riferimento per dare le opportune risposte. Mauro Capitanio direttore Commerciale, Programmazione e Sostenibilità di Arexpo ha ricordato che cosa è successo nell’area Expo di 1 milioni di metri quadri. Il modello seguito per la riqualificazione è quello delle 4 eliche: soggetto istituzioni, soggetto terzo settore, soggetto privato e soggetto Università e della ricerca per un investimento da 5 mld di euro. Si è voluto intraprendere un progetto a lungo termine pensando a che modello costruire. I Temi della salute e della ricerca sono i due pilastri su cui si è costruito il progetto. Molta attenzione è stata riservata alla sostenibilità ambientale per ridurre l’impatto ambientale nella riqualificazione (non è previsto il transito delle automobili all’interno dell’area quando saranno terminati i lavori). Nelle conclusioni, il Segretario Generale della Cgil Lombardia Alessandro Pagano ha evidenziato che serve un corretto equilibrio tra le ragioni dei lavoratori, delle istituzioni e delle imprese per la riqualificazione delle aree dismesse. La capacità della Cgil di essere un sindacato di protesta ma anche di proposta, è emersa in modo chiaro nella vertenza Vela. L’aver coinvolto i saperi, le competenze e le capacità dei diversi soggetti presenti sul territorio è stato il vero valore aggiunto offerto al territorio. La responsabilità sociale dell’impresa, con la redazione del bilancio sociale, deve transitare anche dagli impegni e vincoli che essa deve avere quando interrompe la produzione nelle aree. L’assenza di Confindustria ai nostri lavori non ha permesso di ascoltare l’opinione in proposito di un importante soggetto sociale del territorio. La Cgil Lombardia continuerà ad affrontare questi temi, perché ritiene essenziale e importante realizzare una riqualificazione del tessuto urbano con la massima qualità sociale. Tutti gli interlocutori hanno evidenziato che il concetto di urbanistica partecipata deve partire dal principio del coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali, delle associazioni di volontariato e di quelle sociali.  Serve una concertazione e una contrattazione territoriale per individuare le soluzioni più soddisfacenti per la popolazione nel rispetto delle vocazioni del territorio