L’agricoltura nel lodigiano: caporalato e incidenti sul lavoro

Lodi – Non solo nel sud l’agricoltura può essere nemica del lavoro, anche nella ricca Lombardia, in particolare nel lodigiano, non sono nuovi episodi e situazioni drammatiche. Il 20 giugno scorso, un ragazzo di nome Pierpaolo Bodini, di soli 18 anni, è stato travolto da una seminatrice a Brembio, nel lodigiano ed è morto. Il giovane lavoratore stava effettuando un intervento di manutenzione al macchinario, da cui pare si sia staccato un grosso pezzo che lo ha travolto, uccidendolo. Insieme a lui un collega ventenne che ha accusato un malore. Sempre nella giornata di giovedì 20 n altro lavoratore agricolo, di nuovo un giovanissimo di 19 anni, ha subito un grave infortunio a Sesto Calende, Varese: è stato investito da un mezzo agricolo. La notizia di oggi riguarda l’operazione della Guardia di Finanza nei confronti del rappresentante legale di un’azienda agricola del lodigiano, responsabile del reato di caporalato. Le ipotesi investigative riguardano, infatti, il sistematico ricorso all’utilizzo di manodopera irregolare per la coltivazione e raccolta di ortaggi. Ai lavoratori, quasi tutti di origine extracomunitaria, venivano imposte ore di lavoro ben superiori alle 169 mensili previste dal Ccnl: dalle indagini è emerso che nei mesi della raccolta i dipendenti lavoravano, senza la possibilità di fruire di permessi o riposi, mediamente per un numero di ore mensili pari al doppio di quelle previste da contratto, con punte fino a 512 ore. Questa eccedenza di ore di lavoro, non dichiarata ai competenti uffici finanziari e previdenziali, ha riguardato, dal 2017 al 2023, 1.054 posizioni lavorative irregolari, con un’evasione contributiva e fiscale di circa 3 milioni di euro. Secondo le indagini, l’imprenditore faceva leva sullo stato di necessità dei lavoratori, a molti dei quali venivano fornite soluzioni alloggiative precarie, degradanti e sovraffollate, facendo anche pagare una quota relativa alla concessione del posto letto e delle utenze attraverso la decurtazione dello stipendio. Proprio questo quadro probatorio ha indotto l’Autorità Giudiziaria a formulare l’ipotesi di reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro a carico del rappresentante legale dell’azienda agricola.