Comune Milano: altri 2,6 milioni per la bonifica dell’area della Goccia

Comune Milano: altri 2,6 milioni per la bonifica dell’area della Goccia

Milano – Nuovo e importante passo per la riqualificazione e la bonifica dell’area Bovisa-Goccia: il Comune di Milano ha approvato il progetto di bonifica della porzione di area su cui sorgeranno gli edifici da destinare alle Civiche Scuole di Milano che prevede anche l’applicazione di tecniche di fitorisanamento. L’intervento, che è stato progettato e che verrà realizzato dal Politecnico di Milano, vale 2,5 milioni di euro: riguarda non solo il sedime su cui sorgeranno le nuove scuole civiche, ma anche l’area circostante. Proprio su questi spazi, limitrofi all’edificato, sarà possibile preservare circa 40 piante che potranno contribuire, insieme alla piantumazione di nuove specie idonee, alla riduzione dell’inquinamento ritrovato nei suoli.  L’intervento prevede, infatti, una bonifica con il metodo del fitorisanamento – tecnica meno invasiva e impattante sull’ambiente e sul territorio rispetto a quelle più tradizionali di scavo e di smaltimento dei terreni contaminati – che si basa sulla capacità della vegetazione di rigenerare il terreno, biodegradando o estraendo le sostanze contaminanti: un metodo che verrà applicato anche nella ben più ampia area adiacente oggi conosciuta come il ‘Bosco della Goccia’ che manterrà quindi le sue caratteristiche di Foresta urbana. “Aggiungiamo un tassello importante all’ambizioso progetto che coinvolge il Bosco della Goccia – ha spiegato l’assessora all’Ambiente e Verde, Elena Grandi -. Con la tecnologia del fitorisanamento non solo riusciamo a preservare alberi, evitandone l’abbattimento spesso obbligato quando si interviene con i “metodi tradizionali”, ma ridiamo valore anche al ruolo delle piante e alla loro capacità di risanare terreni contaminati. Milano è la prima città italiana e una delle prime in Europa ad applicare questo tipo di tecnologia di bonifica su un’ex area industriale di grandi dimensioni come questa degli ex gasometri. Ci auguriamo che questa nostra esperienza possa diventare un modello replicabile anche per altre città e altri progetti di recupero di ex aree industriali”.