Carovita: a Milano soffre anche chi guadagna 50mila euro

Milano – Il ceto medio milanese soffre per il continuo lievitare del costo della vita: si taglia la spesa su alimenti e consumi energetici, si ricorre a prestiti, si ritardano i pagamenti, e qualcuno rinuncia a curarsi. È lo scenario – scrive Il Corriere Della Sera – restituito dall’indagine «Milano quanto mi costi?», promossa dalla Cisl milanese e realizzata da BiblioLavoro, il centro studi regionale del sindacato. I ricercatori hanno realizzato un questionario con 20 domande al quale hanno risposto 2.953 iscritti tra i quali la fascia di retribuzione lorda più rappresentata si concentra fra i 28 mila e i 50 mila euro annui. Quasi l’83% ha una casa di proprietà, il ricorso a una abitazione in affitto è più elevato fra i giovani (il 38,7% nell’area metropolitana, il 47,2% a Milano, dove il 18% dei lavoratori under 36 vive addirittura in una stanza). «Stiamo parlando del cosiddetto ceto medio, una fascia sociale composta da persone con un lavoro a tempo indeterminato e un reddito fisso, che fino a poco tempo fa, almeno a prima della pandemia, era considerata al riparo dal rischio di cadere in povertà — commenta Eros Lanzoni, segretario della Cisl milanese —. Oggi non è più così e i dati lo dimostrano. Il problema è che si tratta di persone non abituate a trovarsi in condizioni di bisogno e che non possono contare su sostegni e risposte, che il sistema pubblico riserva solo ai più fragili». Gli intervistati chiedono innalzamento dei salari, politiche abitative, maggiore attenzione alla sanità pubblica, calmierare i prezzi dell’energia e della spesa alimentare, reintrodurre meccanismi che evocano la scala mobile, reintrodurre sistemi simili alle gabbie salariali, supportare le politiche familiari, favorire gli investimenti nella mobilità e potenziare la diffusione del welfare contrattato. E intanto, raccontano, si fa molta attenzione ai prezzi dei beni alimentari, si taglia sui consumi energetici, si ricorre ai prestiti, si sacrificano le spese legate alla socialità e al tempo libero, ma c’è anche chi è costretto a ritardare il pagamento di mutui e bollette e uno su quattro rinuncia a curarsi.