Ambiente: meno PFAS nell’acqua potabile della Lombardia

Milano – Nei primi sei mesi di quest’anno, sui 400 previsti per il 2024, sono stati 197 i campioni analizzati da ATS Milano nell’ambito del controllo delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) presenti nelle acque potabili della Lombardia. In media si rilevano tracce di sostanze nel 35% dei campioni, ma nessun campione risulta superiore al limite somma di PFAS 0,50 μg/, valore guida fornito dall’ISS e applicato in tutta Italia. I dati sono stati illustrati oggi in Commissione Ambiente, presieduta da Alessandro Cantoni (Lombardia ideale). “Gli approfondimenti che stiano portando avanti in Commissione confermano l’importanza e la delicatezza del tema – ha spiegato il Presidente Cantoni -. Oggi abbiamo avuto risposte esaurienti e confortanti sul sistema dei controlli, informazioni utili per evitare allarmismi e false notizie”. I PFAS maggiormente identificati sono il PFBA (Acido perfluorobutanoico), il PFOA (Acido perfluoroottanoico), il PFHxA (Acido perfluoroesanoico) eil PFOS (Acido perfluoroottansolfonico). La situazione di attenzione del Lodigiano (nei Comuni di Corte Palasio e di Crespiatica), rilevata nel 2021 e nel 2022, è stata risolta anche grazie all’allacciamento di un nuovo pozzo. In attesa delle nuove linee guida comunitarie per il campionamento e l’analisi PFAS negli alimenti e dell’entrata in vigore nel 2026 dell’obbligo di garantire valori minimi per le acque destinate al consumo umano, la DG Welfare di Regione Lombardia prevede di allargare da fine 2024 il panel analitico del Laboratorio di Prevenzione dell’ATS di Milano a tutti e 24 i composti previsti dal D.Lgs. 18/2023. Inoltre è prevista dal 2026 l’attivazione un secondo laboratorio di analisi (Laboratorio di Prevenzione dell’ATS della Val Padana) per poter ulteriormente aumentare la capacità di analisi. Secondo quanto riportato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, i PFAS sono composti chimici altamente fluorurati caratterizzati da una struttura chimica molto stabile che li rende particolarmente resistenti ai processi naturali di degradazione, a causa della loro elevata persistenza ambientale, tanto da essere nominati “forever chemicals – sostanze chimiche eterne”. Grazie alla loro inerzia chimica sono stati utilizzati fin dagli Anni ‘50 in molti settori industriali, come quello conciario, della produzione di carta e dei contenitori per uso alimentare, per i rivestimenti antiaderenti delle pentole e come impermeabilizzanti nella produzione di abbigliamento tecnico.