Lavoro in Lombardia, Mesagna (Cisl): “Bene la crescita occupazionale”

Lavoro in Lombardia, Mesagna (Cisl): “Bene la crescita occupazionale”

Milano, – Il quadro dell’andamento del mercato del lavoro nella nostra regione, delineato dall’Osservatorio economico di UnionCamere Lombardia, si presenta per lo più positivamente, ma qualche ombra all’orizzonte. Cresce dell’ 1,2 %  l’occupazione in Lombardia su base annua: sono 4 milioni e 516mila gli occupati, un dato che dà continuità alla crescita positiva dei trimestri precedenti, ma che segna  un  leggero rallentamento rispetto al 2023. “Anche se la crescita nazionale è risultata più alta (parliamo di un + 1,7%) – commenta Enzo Mesagna, segretario regionale CISL Lombardia – il dato lombardo si attesta fra i migliori in Italia, confermando la rilevanza strategica della nostra regione. L’occupazione lombarda si attesta al 69,1% con un guadagno dello 0,4 rispetto al 2023”. Occupazione che cresce soprattutto nel settore dei servizi (+ 4,1%) e grazie alla partecipazione femminile al mercato del lavoro, con un +1,6% rispetto al 2023. Il contributo dell’occupazione femminile è stato decisivo per la tenuta del dato complessivo occupazionale: il tasso di occupazione femminile si attesta al 62%, un dato ben più alto rispetto alla media italiana del 57,8%. Permane però ancora un forte gap fra i dati femminili e maschili (la forbice è di circa 14 punti percentuali) e rispetto alla media europea dove le donne occupate sono il 69,3%.  “Riteniamo sicuramente positiva la crescita dell’occupazione femminile, obiettivo imprescindibile per la nostra organizzazione –  sottolinea il segretario – Abbiamo fatto un pezzo di strada importante, ma il cammino per la parità di genere è ancora lungo e in salita e riteniamo sia fondamentale continuare a mettere in campo tutte le strategie e le azioni possibili per  favorire l’inclusione sociale e lavorativa e ridurre i gap qualitativi del lavoro femminile come previsto sia dall’obiettivo 5 dell’agenda 2030 dell’ONU sia dalla missione 5 del PNRR”. Per quanto riguarda i settori in cui l’occupazione si concentra e cresce, bisogna sottolineare una tendenza già evidente da alcuni anni, ovvero la terziarizzazione dell’economia a scapito del comparto industriale che segna una perdita di circa 22.000 posizioni e del  settore commercio-alloggio e ristorazione che vede meno 12.000.   “Segno evidente di una dinamica economica che tende a cambiare pelle alla nostra regione a favore del mondo dei servizi – sottolinea Mesagna – Un calo dell’occupazione si evidenzia anche per il settore delle costruzioni, che rimane comunque il settore con maggiore crescita dal 2019 grazie all’effetto dei bonus previsti per l’edilizia”. Per quanto riguarda la crescita occupazionale, si segnala che è il lavoro dipendente ad essere cresciuto in questo primo trimestre con un aumento del 2,1%; la forma contrattuale trainante la crescita occupazionale è quella del contratto a tempo indeterminato mentre altre forme contrattuali come rapporti a termine, apprendistato (solo +2mila) e intermittente costituiscono una parte marginale delle forme contrattuali usate.  L’apporto della somministrazione è ancora negativo ma in leggera crescita, dato che conferma il rallentamento attuale del settore produttivo industriale. “Interessante è la relazione fra classe di età ed espansione occupazionale: il contratto a tempo indeterminato che va per la maggiore è più concentrato in fasce di età avanzate inquadrate più frequentemente con contratti stabili, i giovani si fa fatica a trovarli e si prefigurano gli effetti di un inverno demografico già alle porte. Quindi cresciamo di poco ma con occupazione stabile e “di qualità” rivolta, però, non prevalentemente ai giovani in ingresso, che si fa fatica a stabilizzare, bensì a fasce di lavoratori e lavoratrici di età più avanzata. Si stabilizza il tasso di disoccupazione, fino al 2023 in discesa, al 4,3% con delle importanti differenziazioni di genere che vale la pena sottolineare. Il tasso di disoccupazione maschile è di 3,5%, quindi, in discesa rispetto al 4,3% mentre quello femminile cresce fino al 5,3%. Sembra una dato schizofrenico rispetto alla precedente analisi occupazionale, ma in realtà l’aumento del tasso femminile potrebbe rappresentare, o nascondere, la diminuzione delle donne finora inattive e rimarcare la volontà attuale  di volere cercare una nuova occupazione,  predisposizione sicuramente positiva in generale ma soprattutto in ottica di genere”, precisa il segretario. Ed è proprio grazie alla componente femminile che aumenta il tasso di attività, passando da 71,9% al 72,3% confermando una fiducia di genere nelle possibilità occupazionali del mercato di lavoro attuale. “Accogliamo positivamente questa azione proattiva da parte della componente femminile – conclude Mesagna – come CISL abbiamo sempre promosso tutte le azioni che sostengono il lavoro, in particolare quello delle donne. Bisogna investire in servizi per la prima infanzia e per gli anziani, bisogna contrattare misure volta a conciliare vita-lavoro e sostenere le esperienze di welfare aziendale.  L’obiettivo del 33% di copertura degli asili nido definito nel 2002 dal Consiglio Europeo è ancora lontano e in Lombardia è raggiunto dalla sola provincia di Milano. Infine, rispetto alle previsioni fornite dal sistema Excelsior sulle assunzioni necessarie un dato è chiaro e sta diventando strutturale: esiste un fabbisogno occupazionale elevato che rimane, quasi per il 50% di difficile reperimento a causa della mancanza di profili adeguati e in linea con le  competenze richieste dal mercato del lavoro. Le 201.000 persone che cercano lavoro non risultano idonee e disponibili alla ricerca occupazionale in corso, un disallineamento che è cresciuto moltissimo in questi ultimi anni e che aumenterà a causa anche del difficile ricambio generazionale e della ricerca di profili specializzati e tecnici in linea con gli sviluppi del marcato e le transizioni in corso. Secondo il Bollettino Excelsior di marzo 2024, che non si discosta molto da quello di giugno, solo il 17% dei profili richiesti ha competenze generiche, la maggioranza dei profili cercati ha un buon livello di specializzazione: operai specializzati, tecnici, dirigenti, figure impiegatizie commerciali e dei servizi. La parola chiave di questa tendenza è specializzazione e di conseguenza formazione. Formazione che per la nostra organizzazione sindacale –  continua il segretario Mesagna – ha da sempre rappresentato un pilastro su cui regge la buona occupazione e la competitività delle imprese, binomio imprescindibile per noi. Formazione continua che va promossa attraverso il lavoro di progettazione dei Fondi interprofessionali per la formazione, le politiche attive per favorire l’ingresso e il rientro nel mercato del lavoro e quelle dell’istruzione e della formazione per i ragazzi e le ragazze delle nostra regione che si avvicinano al mondo del lavoro. Formazione, anche come strumento di governo delle transizioni che stiamo vivendo; i principali trend ( digitale, green e demografico) che stanno trasformando il mondo del lavoro, nei prossimi anni avranno un impatto sempre più rilevante nella vita di tutti noi e non dobbiamo farci trovare impreparati. Il mismatching rappresenta una perdita di valore aggiunto per le imprese ma soprattutto è un ostacolo per la crescita professionale e una mancata possibilità per tutti i lavoratori e le lavoratrici”