Orobica Cicli: per Fiom Cgil era possibile un altro accordo

Bergamo – La Fiom-Cgil Vallecamonica e Sebino esprime un giudizio complessivo profondamente negativo sull’accordo sindacale sottoscritto da Fim-Cisl e Uilm-Uil in data 31 maggio 2024 presso la sede della Orobica Cicli Srl che avvalla il licenziamento collettivo dell’intero organico dopo 40 anni di attività. L’intesa prevede un incentivo all’esodo di 7.850 euro lordi per ogni lavoratore. Questa cifra è la suddivisione dell’importo stanziato dall’azienda (400.000 euro) per 51 persone. Tra questi 51 dipendenti, 2, detengono il 10% e il 25% della Società, non sarebbero dovuti essere inseriti nel divisore e in sostanza sottraggono parte dell’incentivo ad altri lavoratori dato che dividendo l’importo per 49 lavoratori si sarebbe arrivati alla quota di 8.163 euro lordi. Come Fiom-Cgil Vallecamonica e Sebino abbiamo dimostrato ai tavoli che, con la cifra stanziata dall’azienda, per noi comunque insufficiente, si potevano tranquillamente gestire, sia la quota destinata all’incentivo per i lavoratori (che su base volontaria avrebbero espresso la volontà di uscire subito), sia la quota per gestire la Cassa Integrazione Straordinaria per 1 anno, mantenendo comunque la possibilità di incentivo all’esodo sempre su base volontaria durante l’ammortizzatore. Questa scelta avrebbe permesso inoltre a un gruppo di lavoratrici e lavoratori, di raggiungere i requisiti per accedere alla pensione ed oggi questa strada non può più essere percorsa da questi lavoratori che dopo più di 37 anni di lavoro e con un’età di 57-58 anni si vedono costretti a cercare un nuovo posto di lavoro con mille difficoltà essendo in una fascia debole. Inoltre l’ammortizzatore sociale avrebbe permesso, con l’aiuto di Regione Lombardia, l’attivazione delle politiche attive del lavoro, fondamentali per ricollocare i lavoratori sul territorio e la possibilità di valutare eventuali proposte di imprenditori che avrebbero potuto garantire la continuità aziendale dell’azienda. Ma ancor più grave, dal nostro punto di vista, è stato far perdere ai lavoratori un anno di contribuzione e di trattamento economico pari in media rispettivamente a € 25.000 e € 16.000, per un totale di € 41.000, che sarebbero stati percepiti con un anno di Cigs. Inoltre, il termine della procedura era fissato il 9 Giugno e firmando l’accordo sindacale il 31 Maggio, chiudendo quindi in anticipo la procedura, (come richiesto dall’azienda), i lavoratori perdono un’ulteriore quota di retribuzione che avrebbe dovuto essere loro riconosciuta in quanto l’azienda non avrebbe potuto effettuare i licenziamenti collettivi fino all’ultimo giorno di procedura. Tutto questo è il frutto di una trattativa mai nata, in quanto le uniche proposte sui percorsi da seguire, rispetto all’idea aziendale iniziale, sono arrivate da Fiom-Cgil Vallecamonica e Sebino; proposte che non sono mai state prese in considerazione. Trattare al tavolo con un’azienda che manifesta preconcetti e soprattutto partendo da posizioni sindacali diverse sin dall’inizio non ha permesso di discutere seriamente tutte le opzioni possibili per evitare la chiusura di un’azienda. Per questo, la Fiom-Cgil Vallecamonica e Sebino considera grave e sbagliata la decisione assunta dalle altre organizzazioni sindacali di firmare questo accordo con i criteri richiesti dall’azienda. Siamo infatti certi che, se Fim-Cisl e Uilm-Uil non avessero assunto questa posizione contraria all’interesse dei lavoratori si sarebbe potuto ottenere la Cassa Integrazione Straordinaria per gestire il lungo periodo, invece di portare i lavoratori a decidere se accettare o meno un incentivo che avvalli la chiusura di una fabbrica dopo oltre 40 anni di attività.