Biblioteca Sormani, Fp Cgil risponde a Libero: “Avamposto di inclusività e tolleranza”

Biblioteca Sormani, Fp Cgil risponde a Libero: “Avamposto di inclusività e tolleranza”

Milano – “A dispetto dei tanti problemi tecnici di un palazzo seicentesco, la Biblioteca Sormani la mantiene intatte da settant’anni le proprie funzioni inclusive: accanto a studiosi, studenti e lettori, ci sono sempre state e ci sono anche persone che cercano rifugio dal freddo, d’inverno, dal caldo, d’estate, e la possibilità di uscire per qualche ora dai ghetti della disperazione. Sappiamo dai nostri colleghi e delegati che la Sormani ha sempre dato asilo ad immigrati e persone senza fissa dimora, offrendo loro non solo i suoi spazi ma anche i servizi: libri, giornali, audiovisivi, il web, la posta elettronica e la relativa assistenza”. Lo scrive in una nota la Funzione Pubblica Cgil milanese, in replica all’articolo di Libero “Immigrati e Clochard: dormitorio Sormani” dello scorso 25 maggio. “Per ristabilire le proporzioni reali del fenomeno, presentato con ingiustificata enfasi, e per difendere il lavoro pubblico e i servizi che ad esso sono affidati”. “Non sono così tanti, come il giornalista di Libero lascia credere, ma un numero variabile tra dieci e venti persone su centinaia che quotidianamente affollano la biblioteca”, precisa il sindacato. “Alla Sormani vi è uno spazio libero, dove si può studiare in gruppo, ma anche giocare a carte o lavorare a maglia, uno spazio, che proprio per la sua informalità, è usato anche da persone che non hanno una dimora e che la notte dormono in strada. Inevitabilmente questa accoglienza, nelle sue varie forme, ha causato nel tempo problemi e dissensi che non devono, però, trasformarsi intolleranza. Crediamo che i lavoratori delle biblioteche abbiano dato prova di saper gestire questi problemi, con pazienza, saggezza e resilienza. Tutto questo lavoro è anche un segnale contro tendenza in un momento in cui gli aspetti esteriori della città sono molto più rappresentati e valorizzati della solidarietà che continua ad attraversarla e che non si può ridicolizzare con poche battute costruite ad arte come fa Libero”. “Quanto ai furti di cui parla l’articolo, nel 2024 non risulta che ve ne siano stati, almeno non di oggetti ed effetti personali.  Per i libri si tratta invece di un fenomeno fisiologico che riguarda tutte le biblioteche pubbliche del mondo, ma il sistema bibliotecario milanese si sta attrezzando con un sistema antitaccheggio”. Fp Cgil prosegue: “Per quanto riguarda l’esigua minoranza degli homeless che frequentano la biblioteca – che si presentano in condizioni igieniche non accettabili – la biblioteca può legittimamente pretendere che i suoi frequentatori si presentino in condizioni dignitose. Ci risulta che lo faccia, anche allontanando i casi ingestibili, ma fornendo tutte le informazioni possibili sulle strutture dove possono lavarsi ed avere abiti puliti e con l’invito a tornare in condizioni migliori. La carta dei servizi ne proibisce l’introduzione di bagagli ingombranti, ma far rispettare questa norma è più difficile perché i depositi gratuiti a Milano sono pochi e in genere non sono aperti solo pochi giorni alla settimana e soprattutto perché chiedere a queste persone di lasciare fuori il bagaglio vuol dire in molti casi impedire loro l’accesso alla biblioteca, che sarebbe in contrasto con un principio guida del manifesto dell’Unesco, secondo cui le biblioteche devono essere aperte a tutti”. “Infine i cani: la carta dei servizi ne consente l’accesso ma ne impedisce la sosta, per ragioni di buon senso, che però non hanno l’avallo pieno del regolamento comunale del 2020, che all’art. 16 consente l’accesso dei cani nei luoghi pubblici”. “Le biblioteche – chiude la nota sindacale – sono punti soglia della marginalità e fanno la loro parte, ma non possono supplire alla carenza di servizi rivolti a queste fasce marginali, forse l’amministrazione potrebbe fare uno sforzo organizzativo per presidiare questi luoghi, con servizi di presa in carico i casi di fragilità più complessi. Di certo le semplificazioni come quella di Libero colgono fastidi diffusi ed alimentano una disposizione alla denigrazione del diverso, ma non aiutano a capire”.