Fast fashion e sostenibilità

Fast fashion e sostenibilità

Milano – Sulle pagine del Corriere Della Sera del 10 gennaio 2024 – nella rubrica Dataroom di Milena Gabanelli – è stata pubblicata un’inchiesta sulla sostenibilità del fast fashion. “Nel mondo della moda – scrive Gabanelli – domina il fast fashion, che significa una produzione massiccia di capi d’abbigliamento progettati per essere indossati per un periodo breve (bassa qualità e bassissimo prezzo) e poi gettati e sostituiti da nuovi modelli. Un sistema produttivo che però sta generando un impatto ambientale e sociale a carico dell’intera collettività. Le aziende lo sanno, e cercano di migliorare la loro immagine con promesse di sostenibilità che spesso non hanno nessun riscontro concreto. L’inganno al consumatore, che passa da vaste campagne di comunicazione con le quali si lascia intendere che l’intero modello produttivo è «green», si chiama greenwashing. Ma come fa il consumatore a distinguere un’etichetta falsamente ecologica, da una vera? Il rapporto più dettagliato è quello di Greenpeace «Greenwash danger zone» che ha esaminato le etichette di presunta sostenibilità di 29 marchi, inclusi i partecipanti all’iniziativa «Detox commitment» come Zara, H&M e Primark. Etichette che potrebbero nascondere una realtà molto diversa da quella che ci viene presentata”.