Dillo Alla Filt: presentata oggi l’indagine rivolta alle donne che lavorano nei trasporti
Milano – Da oggi è disponibile, per tutte le donne che lavorano nel settore dei trasporti, un questionario anonimo che indaga le condizioni di lavoro, le problematiche più diffuse e le esigenze delle lavoratrici, a questo link: https://sondaggi.sintel.net/index.php/534244?newtest=Y&lang=it%0A è promosso da Filt Cgil Milano Lombardia, Cgil Lombardia, Cgil Milano ed è stato presentato oggi in conferenza stampa alla Casa della Cultura di Milano. Angelo Piccirillo (segretario Generale Filt-Cgil Lombardia), ha spiegato la scelta di aprire l’indagine: “Riceviamo segnalazioni rispetto le quali non è possibile sempre dare una risposta univoca, che pertanto talvolta ci fanno agire sul tavolo della negoziazione collettiva, altre di singolo reparto, altre ancora sul piano esclusivamente individuale, nella massima riservatezza. Tematiche semplici e universali, gestite con la contrattazione e con accordi che hanno portato risultati quasi tutti nell’ambito della genitorialità e del welfare. Ma in questi anni è nata la necessità di affrontare gli ostacoli all’ingresso della forza lavoro femminile. Con l’obiettivo ambizioso di ripensare il ruolo delle lavoratrici nei posti di lavoro: il miglioramento di chi è dentro, l’attrattività per chi è fuori”. Secondo il rapporto 2022 di Regione Lombardia sull’occupazione femminile, nei settori del terziario, che comprende i trasporti, la presenza femminile è del 52,5%. La cessazione del contratto a tempo determinato avviene per il 55% delle lavoratrici. Nel 2021 il divario salariale è del 15%. La retribuzione lorda media è di 33.135 euro per gli uomini, per le donne 28.234 euro. La presenza femminile nei trasporti lombardi è, in generale, molto bassa. In Atm Milano il 9,5% dei dipendenti è donna. Autoguidovie conta il 5% delle donne impiegate. Airport Handling conta il 29,5% di donne impiegate soprattutto nei servizi di check in e biglietteria. Emanuele Barosselli (segretario generale Filt-Cgil Milano), ha posto l’attenzione sul settore logistica e trasporto merci, dove la presenza femminile cala significativamente. “Il settore è a fortissimo impatto tecnologico, ma gli algoritmi non alleggeriscono il lavoro: saturano le prestazioni e fanno profitti sulle teste dei lavoratori. Questo porta ad una esclusione o autoesclusione delle donne. E ancora: alla guida dei furgoni le aziende preferiscono uomini, in una visione stereotipata”. Barosselli ha focalizzato poi l’attenzione sulla filiera Amazon, che conta 27 aziende in Lombardia con il 4,2% di presenza femminile. “Nei magazzini le donne non vengono messe a guidare i muletti. L’ambiente che le circonda, poi, è spesso saturo di machismo, cameratismo, da parte non solo di colleghi ma anche di responsabili aziendali. Qual è dunque la responsabilità delle aziende nell’implementare una cultura che non minacci la presenza femminile? La tecnologia può essere strumento di inclusione di genere”. Melissa Oliviero (segretaria Cgil Milano) ha sottolineato: “A Milano il tasso di occupazione femminile è del 64%: questo ci dice che le donne a Milano danno un grande contributo alla crescita del settore produttivo della città. E’ un buon dato, ma bisogna guardarci dentro: il 34% delle donne a Milano lavora con contratto part-time e i 2/3 di questi part-time sono involontari. A queste condizioni le donne guadagnano meno di 1.500 euro al mese. Il gap retributivo è molto alto: secondo i dati del Comune di Milano le donne guadagnano in media 26mila euro all’anno, gli uomini 44mila. Questo ci dimostra che le disuguaglianze che colpiscono il territorio molto spesso gravano sulle donne”. Alessandro Pagano (segretario generale CGIL Lombardia) ha concluso: “Il cambiamento deve avvenire attraverso la contrattazione, costruita sulla base di una progettualità consapevole. La condizione di lavoro subordinato può generare profonde disuguaglianze. I numeri parlano chiaro e nascono dalle scelte delle aziende sull’organizzazione del lavoro. C’è un elemento di incoerenza tra chi rappresenta le imprese e l’azione concreta delle imprese. Noi firmiamo con le parti sociali accordi sulla parità di genere che nella singola azienda vengono disattesi. Gli stessi contratti nazionali prevedono una condizione paritaria che però viene disattesa. Dobbiamo continuare a vigilare e iniziative come quelle della Filt vanno in questa direzione”.