Cernobbio – In Italia, l’e-commerce è un fenomeno rilevante, con €48 mld di transato, €71 mld di fatturato e 380 mila occupati. Ma il commercio elettronico rappresenta anche e soprattutto una leva strategica di sviluppo per le imprese, come dimostra il nuovo Studio realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon e presentato oggi al Forum di Cernobbio “Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive”. Come illustrato da Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Area Scenari e Intelligence The European House – Ambrosetti, “Lo Studio realizzato in collaborazione con Amazon e presentato oggi rappresenta un unicum a livello nazionale in quanto indaga, con una vista integrata, le caratteristiche e gli effetti sociali, economici e industriali dell’e-commerce. In particolare, la dimensione industriale è stata analizzata attraverso un’indagine strutturata a 650 imprese italiane da cui emerge che le imprese italiane che vendono online hanno riportato, grazie all’adozione del canale digitale, un incremento medio del fatturato dell’8,8%, della marginalità dell’8,1% e dell’export dell’8,1%. I maggiori benefici si riscontrano per le PMI, con una quota maggiore di piccole e medie imprese che riporta un aumento del fatturato (+9,3%), della marginalità (+64%) e dell’export (+3%) rispetto alle grandi imprese. Chi vende online riconosce, inoltre, benefici anche sul canale fisico, riscontrando in particolare un aumento della brand awareness (7 su 10), un’innovazione dell’offerta basata su esperienza multicanale e un miglioramento del servizio di post-vendita (6 su 10) e un ampliamento della base di clientela nazionale ed estera (6 su 10)”. Se tali effetti di sviluppo fossero applicati a tutte le imprese italiane il cui business è suscettibile di essere integrato con il canale digitale, potremmo avere un effetto volano per il sistema-Paese di oltre 110 miliardi di Euro (+6% del PIL al 2022). Estremamente rilevanti sono anche gli effetti pro-competitivi dell’e-commerce: per 7 imprese su 10 i canali di vendita online e offline sono complementari, con valori più elevati tra le PMI (+10,3 punti percentuali verso la media delle altre imprese), determinando benefici in termini di brand awareness e miglioramento del servizio di post-vendita. Un ulteriore elemento di sviluppo è l’export digitale: le imprese dichiarano un aumento delle esportazioni grazie all’adozione del canale online superiore all’8%, con 6 imprese su 10 che riportano inoltre un aumento della base clienti nazionale ed estera”. Per Mariangela Marseglia, VP e Country Manager Amazon Italia e Spagna, “Questi dati confermano come lo sviluppo dell’e-commerce abbia sostenuto il potere d’acquisto delle famiglie, aumentato il livello di competitività tra le imprese, stimolando la crescita del sistema economico italiano. Soprattutto in questo contesto macroeconomico sfidante, continueremo ad investire ed innovare per sostenere le priorità del Paese: crescita economica ed occupazionale, digitalizzazione, sostenibilità, competenze. Oggi, oltre il 60% delle vendite nel nostro negozio online proviene da partner di vendita indipendenti, e per loro, solo nel 2022, abbiamo investito a livello europeo oltre 8 miliardi di euro in logistica, servizi, strumenti e formazione. Grazie a questi investimenti, a strumenti concreti come la vetrina Made in Italy, il programma di formazione Accelera con Amazon, Amazon Incubator, e alla collaborazione con enti pubblici e privati, nel 2022 più della metà delle 21.000 PMI italiane che utilizzano il nostro store, ha registrato su Amazon oltre 950 milioni di euro di vendite all’estero (+20% vs 2021). Continueremo ad accompagnare le piccole e medie imprese italiane in un percorso di digitalizzazione e internazionalizzazione, grazie anche alla collaborazione con l’Agenzia ICE, con la quale lavoriamo dal 2019, e insieme a cui, oggi, rinnoviamo l’impegno a continuare a portare le nostre eccellenze Made in Italy ai clienti Amazon nel mondo”. Questi dati sono ancor più rilevanti se letti congiuntamente con il moltiplicatore economico costruito all’interno dello Studio «Il ruolo e il contributo dell’e-commerce e del digital retail alla crescita dell’Italia» realizzato da The European House – Ambrosetti per Consorzio Netcomm: 100 euro attivati nella filiera estesa dell’e-commerce e del digital retail in Italia ne generano 248 nel resto dell’economia. Per Matteo Zoppas, Presidente di ICE: “L’e-commerce è uno strumento che accorcia la catena distributiva consentendo anche alle PMI di raggiungere paesi stranieri senza la necessità di investimenti in strutture commerciali complesse, iniziando il processo di internazionalizzazione “digitale” aiutando al contempo quello di internazionalizzazione tradizionale. La diffusione globale dell’e-commerce, accelerata indubbiamente dalla pandemia, sta creando per il Made in Italy nuove opportunità di sviluppo, abbattendo barriere logistiche, distributive e burocratiche. Il moltiplicatore economico medio sugli investimenti pari a 2,48 (fonte Ambrosetti) sulla filiera, e la crescita media dell’8% sulle esportazioni di una azienda su cinque, dimostra la strategicità degli investimenti a supporto di questo canale distributivo. Tutti gli investimenti che possano fare incontrare la domanda e l’offerta del Made in Italy fanno parte del core business di ICE. Così come lo Studio Ambrosetti certifica, vi è quindi un indubbio vantaggio per le imprese a puntare all’estero attraverso il commercio digitale. Amazon rappresenta un autorevole e serio esempio delle potenzialità dell’e-commerce per le aziende italiane ed è per questo che ICE punta sempre di più su partnership consolidate con attori di primo piano, visti anche i risultati molto postivi dei progetti realizzati in questi anni”. Ma l’e-commerce genera anche lavoro e competenze, come dimostra il moltiplicatore in termini occupazionali: per ogni 100 unità di lavoro generate in modo diretto dalle attività dell’e-commerce e del digital retail, si attivano ulteriori 141 unità di lavoro. Infatti, grazie all’apertura del canale di vendita online, dallo Studio risulta che il 20% delle imprese ha assunto nuove figure professionali altamente specializzate. L’ e-commerce mitiga l’inflazione e sostiene i consumi delle famiglie italiane Il commercio elettronico contribuisce al contenimento del carovita e al miglioramento dell’offerta retail, come dimostrano i due Studi presentati nei mesi scorsi e realizzati da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon: il primo condotto sui consumatori italiani, il secondo basato sul modello economico che, utilizzando dati su prezzi registrati tra il 2020 e marzo 2023, ha preso in esame il rapporto fra inflazione ed e-commerce. La prima survey, presentata a marzo, si è concentrata sulle percezioni dei cittadini, confermate poi dal modello econometrico e statistico elaborato nel secondo Studio, pubblicato a luglio. In un contesto in cui l’incremento dei prezzi è il problema maggiormente sentito dai cittadini, nell’ultimo anno l’e[1]commerce ha permesso a 6 italiani su 10 di aumentare o mantenere invariato il proprio potere di acquisto. Il modello econometrico e statistico elaborato da The European House – Ambrosetti e confermato dal confronto coi dati ISTAT ha mostrato che, in Italia: • i prezzi dei beni acquistati online si sono dimostrati più stabili del livello generale dei prezzi, con un effetto trascinamento sulla crescita dei prezzi generali; • se non ci fosse stato l’effetto della diffusione dell’e-commerce, negli ultimi 6 anni l’inflazione sarebbe stata in media il 5% più alta; • al crescere del commercio online, anche i consumi crescono significativamente: per ogni punto percentuale in più di diffusione dell’e-commerce, i consumi in Italia aumentano di 845 milioni di euro. I tre Studi realizzati da The European House – Ambrosetti mostrano quindi i benefici dell’e-commerce per l’economia italiana: leva strategica e di crescita per le imprese, motore di innovazione per il retail tradizionale, e alleato delle famiglie italiane nella lotta contro l’inflazione. Altre dichiarazioni: Per Antonio Franceschini, Head of International and Market Office CNA, “l’e-commerce rappresenta per le imprese un positivo fattore di brand awareness così come una modalità per raggiungere direttamente i consumatori finali anche da parte di micro e piccole imprese che non hanno a disposizione una articolata rete commerciale. È interessante notare come le piccole imprese siano risultate particolarmente attente al fenomeno, ulteriore dimostrazione della dinamicità e vivacità di un tessuto economico spesso messo all’indice per la sua struttura dimensionale. È possibile, comunque, un’attenzione alla complementarità fra commercio online e attività dei negozi di vicinato, per esempio implementando un modello ibrido che abbia alla base la formula BOPIS (buy online pick up in store). Un modello che permette la fidelizzazione del cliente attraverso una relazione online che porti alla contaminazione delle modalità di vendita per il raggiungimento della massima soddisfazione da parte di tutti gli attori della relazione commerciale. È importante la collaborazione e la creazione di connessioni tra operatori digitali, i negozi multimarca e i produttori privi di negozi monomarca”. Per Bruno Panieri, Direttore Politiche Economiche, Confartigianato Imprese, “nel corso degli ultimi tre anni, il fenomeno e-commerce ha coinvolto in modo rilevante il mondo delle micro e piccole imprese, che hanno potuto cogliere una opportunità di diversificazione importante dei propri canali di vendita come occasione per contrastare la crisi generata dalla pandemia del 2020, prima e delle condizioni di mercato, poi. “Riteniamo fondamentale – afferma Bruno Panieri di Confartigianato –l’azione che Amazon sta portando avanti per qualificare la presenza delle imprese sul suo marketplace che riteniamo rappresenti un imprescindibile contributo di stimolo culturale e aiuto operativo per l’accompagnamento delle imprese stesse verso questa forma ormai matura di commercio”. “E-commerce per le imprese significa anche opportunità per trasformare i processi aziendali e migliorare tutta la catena del valore”, dichiara Nicola Bianchi, Vicedirettore di EDI Confcommercio. “Per questo – aggiunge Bianchi – è necessario implementare strumenti e misure che aiutino le imprese, in particolare le più piccole, a colmare il gap in termini di consapevolezza, competenze e “maturità digitale”. In tale prospettiva è importante che il governo promuova iniziative di sistema attraverso la rete dei Centri di Competenza, espressione dell’eccellenza scientifica, e dei Digital Innovation Hub, espressione di importanti rappresentanze economiche, nel nostro caso Confcommercio, per favorire il trasferimento tecnologico dal mondo della ricerca e innovazione alle imprese tradizionali. È inoltre fondamentale semplificare le procedure di accesso ai bandi per la digitalizzazione e passare a una logica di incentivi aperta alle esigenze legate ai nuovi modelli di business abilitati dal digitale e facilitare l’accesso a fornitori qualificati di soluzioni tecnologiche, ad esempio, istituendo un albo dal quale possono attingere le imprese”.