Agnelli (Confimi Industria), salario minimo: subito decreto, basta parlare di presunti pirati

Agnelli (Confimi Industria), salario minimo: subito decreto, basta parlare di presunti pirati

Roma – “I contratti pirata non esistono e basta tirarli in ballo ogni qual volta si parli di salario minimo e stipendi da fame”. A parlare è Paolo Agnelli industriale e presidente di Confimi Industria che vuole mettere un punto fermo sul tema. “Non possiamo chiamare pirata quei contratti di lavoro, regolarmente depositati al CNEL, e frutto della negoziazione tra associazioni datoriali e associazioni dei lavoratori solo perché queste registrano pochi iscritti” spiega Agnelli e continua “Perché è proprio la costituzione a dire che l’organizzazione sindacale è libera, così come lo è la contrattazione tra imprese e lavoratori (art 39) purché questa non vada in contrasto con lo Statuto dei Lavoratori” e ancora sottolinea “non possiamo ricordarci della Costituzione solo quando ci fa comodo”. Traslando al Parlamento, sarebbe come se fossero titolati ad essere riconosciuti quali partiti politici solo il Partito Democratico e Fratelli d’Italia. Ma la verità è un’altra. “Il salario minimo e il valore oggi consigliato dall’Europa a 9€ l’ora non piacciono proprio a quei soggetti della rappresentanza definiti i “più rappresentativi”, fa presente ancora una volta il presidente di Confimi Industria. “Sono di fatto loro i firmatari del più grande contratto che prevede paghe orarie da fame per lavori come guardiania, pulizie, facchinaggio, portierato e così via. Si tratta, del contratto cosiddetto della “multiservizi” e vede la firma di CGIL, CISL e UIL e la loro controparte, le cooperative. Sono forse quindi loro i pirati?” provoca Agnelli. “Cito testualmente l’articolo 36 della nostra Costituzione”, dice Agnelli “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” proprio come ha denunciato la procura di Milano circa i 600 vigilantes che percepivano uno stipendio al di sotto della soglia di povertà stimata dall’Istat in 852 euro netti al mese. “Da industriale e rappresentante delle imprese, spero quindi vivamente che il salario minimo sia introdotto per decreto” chiosa e chiude Agnelli “Sarebbe la base per scongiurare una certa contrattazione sindacale che potrebbe prediligere alcuni soggetti datoriali permettendo a questi ultimi di praticare paghe da fame”.  “Sarebbe inoltre l’occasione per metterebbe al sicuro anche quei datori di lavoro che pagano di più, forti del rapporto di valore che instaurano con i propri dipendenti e per i quali i salari bassi rappresentano una vera e propria concorrenza sleale”