Assolombarda 2022: bene l’export e il mercato del lavoro
Milano – Cresce l’export lombardo dei servizi alle imprese. Nel 2022 la Lombardia ha esportato in questo ambito per 23,3 miliardi di euro, valore che include le forniture all’estero di informatica e comunicazioni, finanza e assicurazioni, servizi professionali, ricerca e sviluppo e altri servizi alle imprese, tra i quali, i servizi legati al commercio e al leasing operativo. Nel confronto con il dato nazionale, la Lombardia concentra il 37,7% delle esportazioni italiane di servizi alle imprese. Sono queste le prime evidenze del Booklet economia, realizzato dal Centro Studi di Assolombarda, secondo cui nel 2022 le esportazioni lombarde dei servizi alle imprese sono cresciute del +14,8% sul 2021, meglio del +14,2% italiano ma inferiore al +17,7% europeo e al +19,1% registrato per l’export manifatturiero regionale. Risulta invece più marcata e pari al +37,6% l’espansione in confronto al pre-Covid, variazione superiore al +32,3% della media europea e in distacco notevole dal +16,5% nazionale. Si tratta di una dinamica brillante anche nel raffronto con le esportazioni manifatturiere del territorio, che nello stesso periodo sono cresciute del +27,5%. Guardando nel dettaglio, le categorie ad aver registrato un’espansione sopra la media totale del +14,8% sono i servizi di informatica e comunicazione (+23,2% rispetto al 2021), i servizi professionali (+18,7%) e quelli finanziari e assicurativi (+15,7%). Questi ultimi rappresentano circa un quinto (19%) del totale, così come i servizi professionali (22,1%); di maggior rilevanza gli ‘altri servizi alle imprese’, che valgono un terzo dell’aggregato (33,7%). Seguono l’informatica e le comunicazioni (14,9%) e la categoria ricerca e sviluppo, che pesa circa un decimo del valore complessivo (10,4%). “Bene i dati sull’export dei servizi alle imprese, che confermano la forza del nostro tessuto imprenditoriale – ha dichiarato Alessandro Spada, presidente di Assolombarda -. Cala invece per il quarto mese consecutivo il sentiment delle imprese manifatturiere del Nord-Ovest e raggiunge i livelli più bassi da gennaio 2021. Un campanello d’allarme che non ci deve lasciare indifferenti, soprattutto se guardiamo ai grandi risultati raggiunti finora dalla nostra manifattura: parliamo di 163 miliardi generati in termini di export in Lombardia, pari a due volte quello di Portogallo o Finlandia. Questo territorio, grazie alle sue imprese, ha la forza di uno Stato intero: la politica ha la responsabilità di esserne pienamente consapevole. Ecco perché, per dare nuovo impulso a questi risultati, tanto più a seguito della stima preliminare rilasciata da ISTAT relativa al Pil italiano del secondo trimestre che ha segnato un -0,3% rispetto a quello precedente, la messa a terra del PNRR deve essere la priorità. In quest’ottica, il superamento dell’empasse con la Commissione sulla terza e quarta rata del Piano è un fatto positivo. Rispetto, inoltre, alla scelta di liberare 16 miliardi di risorse, spostando le progettualità considerate non realizzabili entro i tempi previsti verso altre fonti di finanziamento, come il Fondo Sviluppo e Coesione, resta fondamentale monitorare i progetti e garantire la loro messa a terra. Va nella giusta direzione, comunque, utilizzare tali risorse per affrontare due capitoli strategici per la crescita del Paese e dei suoi territori: transizione ecologica e Industria 5.0”. Infatti, per quanto riguarda le più recenti indagini Istat sulle imprese manifatturiere del Nord-Ovest, scendono i giudizi sugli ordini e le scorte di prodotti finiti salgono su livelli pari al doppio della media 2022; dopo due mesi di flessione le attese di produzione per i prossimi 3-4 mesi si stabilizzano invece sul saldo del mese precedete. L’indice scende anche in Italia, Spagna e, in maniera particolarmente marcata, in Germania e Francia. Dopo i cali registrati a maggio e giugno, torna a salire a luglio il clima di fiducia dei servizi nel Nord-Ovest grazie a prospettive di crescita lato domanda che controbilanciano la riduzione degli ordini a consuntivo. L’indice sale anche in Italia e Spagna, mentre scende in Germania e Francia. Lato prestiti bancari, a marzo 2023 le imprese lombarde registrano una sostanziale stabilità (+0,2% su base annua), confermando la decelerazione rilevata a dicembre 2022. I rallentamenti si evidenziano anche in Emilia-Romagna (+0,8%) e in Veneto (-1,9%), mentre il Piemonte registra a marzo un -1,6% dopo cali di oltre il -5% nel 2022. Queste dinamiche sono il risultato di una contrazione sempre più intensa dei prestiti alle micro e piccole imprese sia in Lombardia che nelle regioni italiane benchmark. Nel dettaglio dei settori, a marzo 2023 aumentano del +2,6% su base annua i prestiti alle imprese lombarde operanti nei servizi, mentre la manifattura registra un cambio di tendenza e, dopo oltre 12 mesi di aumenti, i prestiti diminuiscono del -1,6%. Anche nel comparto costruzioni si rileva un calo del -2,2% rispetto a marzo 2022. Con riferimento al mercato del lavoro, l’analisi dei flussi di assunzioni e cessazioni conferma il quadro positivo emerso sia nello scorso anno sia nel primo trimestre di quest’anno dagli indicatori di occupazione e disoccupazione. Nei mesi tra aprile 2022 e marzo 2023 in Lombardia le assunzioni ammontano a 1.516.040, di cui il 22% a tempo indeterminato, in crescita rispettivamente del +4,4% e + 7,4% sui dodici mesi precedenti. Anche a livello nazionale, i nuovi contratti a tempo indeterminato crescono a ritmi superiori (+5,9%) rispetto al totale (+3,8%). Al contempo, in Lombardia si contano 1.411.319 cessazioni, in aumento del + 8,8% rispetto al periodo aprile 2021-marzo 2022. Una simile dinamica si registra anche in Italia (+8,3%). Tra le causali, le dimissioni volontarie crescono a ritmi inferiori, rispettivamente del +5,4% e +3,6%. In questo contesto, considerando anche le trasformazioni contrattuali avvenute tra aprile 2022 e marzo 2023, otteniamo saldi positivi sia a livello regionale che nazionale. Nel primo caso, il saldo tra assunzioni e cessazioni ammonta a +104.721 unità (-32,5% rispetto ai 12 mesi precedenti): questo numero è determinato esclusivamente dal saldo dei rapporti a tempo indeterminato, +106.110 unità, in forte aumento dai +43.534 dei dodici mesi precedenti. Anche nella media italiana, la differenza tra flussi in entrata e in uscita è positiva, ma con una più accentuata contrazione rispetto al periodo precedente (-37,9%). Tra aprile 2022 e marzo 2023 Milano registra 718.568 assunzioni, di cui il 24% a tempo indeterminato, incidenza superiore sia al 22% lombardo che al 17% italiano. Nello stesso periodo, le cessazioni ammontano a 659.654, di cui circa un terzo (34%) per dimissioni. Tenendo conto anche delle trasformazioni contrattuali, il saldo tra assunzioni e cessazioni risulta positivo e pari a +58.914, dove i rapporti a tempo indeterminato hanno contribuito per l’85,8%. Nella Provincia monzese sono stati attivati 92.973 contratti tra aprile 2022 e marzo 2023, di cui quasi un quarto (24%) a tempo indeterminato, incidenza superiore a quella regionale (22%) e nazionale (17%). Lato cessazioni, nel periodo considerato sono stati terminati 87.025 contratti, il 40% dei quali per dimissioni volontarie: questa incidenza risalta sia nel confronto con il 36% lombardo che con il 28% italiano. La differenza tra flussi in entrata e in uscita al netto delle trasformazioni risulta positiva (+5.948) grazie al sostanziale contributo dei rapporti a tempo indeterminato. Tra aprile 2022 e marzo 2023 a Lodi si rilevano 20.744 nuovi contratti, di cui circa un quarto (24%) a tempo indeterminato, incidenza superiore al 22% regionale e al 17% nazionale. Al contempo, la Provincia conta 19.348 cessazioni, il 39% delle quali per dimissioni volontarie, quota più alta sia del 36% lombardo che del 28% italiano. Tenendo conto anche delle trasformazioni da un tipo di contratto all’altro, il saldo tra assunzioni e cessazioni rimane positivo (+1.397) grazie esclusivamente al contributo dei rapporti a tempo indeterminato. Nei dodici mesi tra aprile 2022 e marzo 2023 la Provincia pavese conta 52.105 assunzioni, di cui quasi un quinto (19%) sono a tempo indeterminato; sebbene inferiore al 22% lombardo, l’incidenza rimane comunque più alta del 17% italiano. Nello stesso periodo, si rilevano 49.388 cessazioni, il 36% delle quali per dimissioni volontarie, quota in linea con quella regionale e superiore al 28% nazionale. Il saldo tra assunzioni e cessazioni, al netto delle trasformazioni contrattuali, è positivo (+2.717) per effetto dell’incremento nei rapporti a tempo indeterminato.