Cgil: riconoscimento della NASPI ai lavoratori detenuti

Cgil: riconoscimento della NASPI ai lavoratori detenuti

Milano – La NASPI, indennità di disoccupazione, spetta anche ai detenuti che hanno prestato attività lavorativa per l’amministrazione penitenziaria. A ribadirlo ulteriormente una sentenza del Tribunale di Busto Arsizio che ha accolto il ricorso di una detenuta lavoratrice seguita dalla CGIL Milano. La detenuta ha lavorato come addetta alle pulizie e successivamente come aiuto sarta nella produzione di mascherine durante il periodo del Covid in un istituto penitenziario milanese prima di essere trasferita in un altro istituto della stessa città, dove è attualmente ancora reclusa. Il respingimento della NASPI da parte dell’INPS nasce sulla base di una supposta peculiarità dell’attività lavorativa svolta alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria e delle sue modalità di accesso (graduatorie e rotazione) che non consentirebbero di equiparare i periodi di non lavoro al licenziamento. Ragionare diversamente, condurrebbe a conclusioni contrarie alla finalità del lavoro penitenziario, alla sua tendenziale equiparabilità al lavoro libero e, non ultimo all’interpretazione letterale della normativa sulla Naspi che ha portata generale. Dopo la sentenza del tribunale di Milano del novembre 2021, che ha accolto il ricorso di un altro detenuto seguito dalla CGIL Milano, e altre sentenze nel resto del Paese, assistiamo ad una nuova  vittoria della rivendicazione che la nostra organizzazione porta avanti da tempo. La sentenza del Tribunale di Busto Arsizio lo ribadisce chiaramente: “ Risulta evidente che disconoscere la corresponsione della NASPI a tutti i cittadini meno che ai detenuti lavoratori subordinati dell’Amministrazione Penitenziaria configuri una palese violazione degli artt. 3,4, 35 e 38 della Costituzione da parte di INPS il cui comportamento non deve dirsi solo illegittimo e incostituzionale ma, prima di tutto, discriminatorio”. Una discriminazione odiosa alla quale la CGIL continuerà ad opporsi. Chiediamo con forza che INPS torni sui suoi passi. Noi proseguiremo la nostra battaglia, raccogliendo le domande di NASPI tra i detenuti degli istituti penitenziari milanesi e presentando ricorsi di fronte ai continui dinieghi.