Milano – “Valorizzare e sostenere il lavoro di assistente familiare per garantire aiuto alle persone fragili e a chi vive accanto a loro. Con questo obiettivo otto anni fa Regione Lombardia ha approvato una legge innovativa che ha permesso di affrontare uno degli aspetti del continuo invecchiamento della popolazione”. E’ quanto ha dichiarato la consigliera Gigliola Spelzini (Lega) al termine dell’esposizione della relazione biennale sullo stato di attuazione della legge regionale del 2015 dedicata a interventi di sostegno e valorizzazione del lavoro di assistenti familiari a persone fragili e alle loro famiglie. La normativa, oggetto della riunione della Commissione “Sostenibilità sociale, casa e famiglia” presieduta da Emanuele Monti (Lega), prevede l’istituzione di Sportelli informativi per l’assistenza familiare e di registri degli assistenti familiari (badanti, non colf e baby sitter), l’organizzazione di iniziative formative e l’assegnazione di Bonus agli assistiti. Per tutte queste misure le risorse stanziate da Regione Lombardia negli ultimi cinque anni sono state pari a 7 milioni e 500 mila euro. Nel frattempo sono stati aperti sportelli informativi su tutto il territorio e tra il 2021 e il 2022 è raddoppiato il numero di assistenti familiari iscritte nei registri territoriali, passate infatti da 2486 a 5610. “Negli ultimi due anni sono state introdotte alcune modifiche migliorative della legge -ha detto ancora la relatrice Spelzini- e così ora possiamo dire che in Lombardia sono state poste le basi per affrontare il futuro in modo adeguato. Un costante monitoraggio e un’attenta attività di valutazione delle misure adottate ci dovranno consentire di rispondere tempestivamente alle nuove esigenze”. Tra le novità che hanno permesso di facilitare l’accesso ai benefici di legge si segnalano una modulistica più semplice, la semplificazione della piattaforma informatica e l’innalzamento del reddito massimo Isee richiesto (ora di 35 mila euro). Carlo Borghetti (PD), nella scorsa legislatura uno dei sottoscrittori della legge, è intervenuto per sottolineare il valore strategico e programmatico di un articolato, approvato all’unanimità, “che deve dare risposte a una necessità sempre più diffusa e perciò occorre da parte di Regione individuare più risorse e intercettare quel sommerso che finora non ha chiesto un sostegno”. Una delle principali criticità del settore rimane infatti il lavoro nero, che riguarderebbe circa il 50 % delle badanti, il cui numero in Lombardia viene oggi stimato in 200 mila. La legge interviene in un contesto sociale sempre più critico a causa dell’aumento del numero degli anziani e della ripresa della domanda di assistenza avvenuta nel periodo post Covid. Attualmente gli anziani over 65 in Lombardia rappresentano il 23% della popolazione totale e tra le province con valori superiori alla media si segnalano Pavia, Cremona e Mantova. A partire dal 2020 il numero dei residenti ha iniziato a calare, con conseguente aumento dell’età media che oggi si attesta sui 45,9 anni. Nello stesso tempo si è registrato un incremento del numero di care giver, mentre i residenti coinvolti nel lavoro domestico sono diventati 380 mila (3,8% della popolazione). In prospettiva la situazione si presenta ancora più problematica: nel 2050 si calcola che in regione vi saranno 470 mila ultraottantenni in più e 53 mila bambini in meno (0-14 anni).