Sicurezza sul lavoro, Re David (Cgil): si parla e basta, nel Def nessuna risorsa

Infortunio sul lavoro
Infortunio sul lavoro

Sicurezza sul lavoro, Re David (Cgil): si parla e basta, nel Def nessuna risorsa

Roma – Sembrava che la sicurezza di lavoratori e lavoratrici dovesse essere uno dei filoni d’impegno dell’esecutivo Meloni. E invece dopo gli annunci non c’è stato niente. Anzi, invece di aumentare gli organici dell’Ispettorato nazionale si è siglato un accordo con i consulenti del lavoro, invece di aumentare i controlli nei cantieri del Pnrr si è liberalizzato il sub appalto e allargato a dismisura l’affidamento diretto senza gara. In verità, secondo Francesca Re David, segretaria confederale della Cgil, intervistata da Collettiva, si sta andando nella direzione opposta. “Occorre ridare valore al lavoro”. Il 28 aprile è la Giornata mondiale su salute e sicurezza. Si celebra in tutto il mondo ma sul sito del Ministero del lavoro, su quello della Presidenza del Consiglio, non v’è traccia del tema. Diciamo che sui temi di salute e sicurezza si fa sempre un gran parlare e poco altro. Anche questo Governo a parole afferma che non è accettabile un numero così elevato di incidenti, che esiste un problema di cultura della sicurezza, e afferma che serve diffonderla sin dalle scuole. Ma nulla è stato fatto. A gennaio è stato convocato un tavolo sulla sicurezza che però si è riunito solo quella volta. Un tavolo molto affollato, una montagna di associazioni, di sindacati indipendentemente dalla rappresentanza reale, dopodiché non è accaduto più nulla. C’è sicuramente una sottovalutazione del fenomeno e una grande insufficienza nelle risposte che si prova a mettere in campo, al di là delle parole e dell’indignazione. Eppure, anche nei primi mesi di quest’anno, continuano a ripetersi incidenti mortali sul lavoro, sempre con lo stesso ritmo altissimo. In realtà non c’è un investimento vero. Basti pensare e quel che è successo in questi anni, ad esempio i tagli nella pubblica amministrazione che hanno colpito in modo molto grave salute e sicurezza. L’hanno colpita nella sanità, sono stati depotenziati i servizi di prevenzione delle Asl che hanno, sarebbe più corretto dire avrebbero, il compito di ispezionare in maniera preventiva i luoghi di lavoro, per garantire le condizioni di salubrità oltre che di sicurezza, e che adesso sono ridotti ai minimi termini. L’ha colpita la riforma del Titolo V della Costituzione, che regionalizzando la sanità ha frammentato e reso diseguale territorialmente tutto ciò che riguarda la prevenzione.  I tagli al perimento pubblico si sono tradotti anche in mancati investimenti sugli ispettori del lavoro e sui controlli. E potremmo continuare. Per non parlare, poi della frammentazione e precarizzazione del lavoro e della catena degli appalti e sub appalti. Proprio nei giorni scorsi sono state arrestate 7 persone in provincia di Latina per aver occultato un incidente. Il mancato intervento dei sanitari ha portato alla morte del lavoratore che era stato colpito da una scossa elettrica ad alta tensione. Sembra che la vita valga davvero poco rispetto alla preoccupazione della sospensione dell’attività o alla perdita di profitto. E quanto incide il fatto che non ci siano ispettori su vicende di questa natura? Che non ci siano ispezioni adeguate incide moltissimo. Proprio per questo l’accordo recentemente siglato al Ministero del lavoro tra Ispettorato del lavoro e consulenti del lavoro prevede che gli stessi consulenti possano asseverare la giustezza delle norme su salute e sicurezza applicate in un’azienda. E così, in quella azienda, non si fanno controlli o si faranno solo sempre preavvertiti. Non va bene.  Naturalmente ci sono consulenti del lavoro molto bravi e altri meno bravi, quelli più corretti e quelli meno corretti, come in tutte le professioni, ma rimane comunque il fatto che sono pagati dagli imprenditori. Come dire, si toglie la terzietà al ruolo delle ispezioni. Non è certo questa la strada per aumentare la sicurezza. Inoltre, proprio pensando a ciò che è accaduto recentemente a Latina occorre considerare un’altra questione. Quando parliamo di incidenti sul lavoro ci riferiamo solo a quelli che conosciamo come tali, cioè quelli denunciati all’Inail. Tutto il lavoro sommerso non permette di conoscere una quantità di infortuni anche gravi. E quando c’è lavoro grigio o nero è ancor più facile che avvengano incidenti, soprattutto in agricoltura e in edilizia, che guarda caso sono anche i settori con il tasso di incidentalità più alto e anche con la quota di lavoro sommerso più elevata. Stiamo parlando di salute e sicurezza ma anche di sfruttamento, di caporalato. Stiamo parlando di svalorizzazione del lavoro, che rischia di aumentare invece che ridursi. Il Governo ha appena varato la riforma del Codice degli appalti, con semplificazione, liberalizzazione e reintroduzione dei subappalti a cascata. I dati ci dicono che la maggior parte degli incidenti avviene nelle imprese molto piccole e nella catena degli appalti. Quindi c’è poco da discutere, i controlli sono pochi e non vanno a fondo, al massimo arrivano alle aziende che hanno vinto gli appalti, mai nei subappalti dei subappalti. Non solo, occorre considerare che con allargamento dell’affidamento diretto senza passare per gara, aumenta il rischio di corruzione, di clientelismo, di illegalità. E sappiamo che questo è uno degli elementi che fa aumentare i costi degli appalti pubblici. Insomma la riforma, spacciata per semplificazione, in realtà elimina norme che in questi anni garantivano l’applicazione del contratto nazionale, la congruità tra il costo dell’appalto e il costo del lavoro, le clausole sociali e quindi salute e sicurezza. La semplificazione si fa snellendo le pratiche burocratiche inutili, magari attraverso le tecnologie e la digitalizzazione, non attraverso un allentamento di vincoli, non rendendo meno controllabile la catena e abbassando di fatto il costo del lavoro. Lo ricordavi, uno dei pochi incontri che c’è stato tra Governo e parti sociali è stato proprio sul tema. Dopo cos’è successo? Una delle questioni di fondo alla base della mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil è proprio la richiesta di un confronto costante. Appunto, chiediamo un confronto che però non c’è. A gennaio c’è stato un incontro, in quell’occasione la ministra Calderone aveva annunciato tavoli con cadenza quindicinale, a partire da quelli su agricoltura ed edilizia, di questi tavoli non c’è traccia. Ce n’è stato uno sull’alternanza scuola-lavoro collegata ai temi della sicurezza al ministero dell’Istruzione, di nuovo con una miriade di soggetti, che non ha prodotto nulla se non quell’incontro. Non escludo che il Governo nel provvedimento che si appresta a varare il 1 maggio con grande spirito propagandistico, introduca anche elementi che riguardano il tema salute e sicurezza, ma non ne conosciamo il contenuto e sicuramente non è stato discusso con noi. In ogni caso difficilmente potranno esserci interventi che abbiano bisogno di risorse, come sarebbe opportuno, perché nel Def non ce n’è traccia. Da tutto quello che stai dicendo le ragioni per fare le assemblee, scendere in piazza si moltiplicano. Assolutamente sì. Per noi questo è un tema centrale, ricordo che abbiamo fatto una manifestazione nazionale unitaria per chiedere attenzione sulla sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici, così come massimo è l’impegno delle Rls e delle Rsu nelle aziende. E sono gli stessi dipendenti delle Asl e dell’Inl a svolgere con grande dedizione, fatica e attenzione i propri compiti, benché in condizioni difficili e di sotto organico. Ma occorre rimette al centro dell’azione politica il valore del lavoro nei suoi diversi aspetti, tutti concorrono a costruire sicurezza e garantire salute.