Milano – La Lombardia si conferma leader in Italia in tema di innovazione e avanza in modo significativo anche in Europa ma risulta ancora lontana dalle performance registrate dalle principali regioni europee. È quanto emerge dal booklet “Ricerca e Innovazione 2022” (in allegato) curato dal Centro Studi di Assolombarda. Rispetto al totale italiano, la regione – in cui risiede il 17% della popolazione – concentra il 20% della spesa in ricerca e sviluppo e realizza nelle sue università il 23% delle pubblicazioni scientifiche più citate a livello globale. Ma non solo: è sede del 27% delle startup innovative, registra il 31% dei brevetti depositati in Europa e occupa il 33% dei lavoratori del manifatturiero high tech. “Nonostante il dato lombardo sia ancora superiore rispetto a quello italiano, nel confronto con altre aree europee la regione continua a presentare una minore ‘massa critica’ in tema di capitale umano qualificato, trasferimento tecnologico, brevetti e densità scientifica – ha dichiarato la vicepresidente di Assolombarda con delega a Università, Ricerca e Capitale Umano, Monica Poggio -. Una circostanza che penalizza un tessuto economico trainante ma, comunque, affaticato dall’impatto della pandemia e dalle conseguenze del conflitto russo-ucraino. Occorre, in tal senso, lavorare insieme con istituzioni, università, centri di ricerca e corpi intermedi per superare, sin da subito, gli ostacoli che impediscono alla Lombardia di dischiudere le sue grandi potenzialità in tema di innovazione, ricerca e sviluppo, per agganciare le performance dei benchmark europei a beneficio della regione e dell’Italia tutta”. L’investimento in capitale umano qualificato e in R&S è considerato dallo studio un fattore abilitante per sostenere lo sviluppo dell’ecosistema lombardo. Per quanto riguarda il capitale umano, il rapporto sottolinea come, negli ultimi anni, sia cresciuta in Lombardia la quota di laureati nella fascia di età 30-34 anni: dal 29,5% del 2015 al 33% del 2019, con un passo indietro nel 2020 (32,8%) e nel 2021 (31,3%). Una tendenza che amplia, così, a circa 20 punti percentuali il già notevole distacco dai “top performer” Cataluña (53%) e Auvergne Rhône-Alpes (51,9%). Allo stesso tempo, la ricerca ha però rilevato che sempre più giovani sono oggi coinvolti nell’ambito di percorsi di formazione e il numero di iscritti agli Atenei lombardi continua a crescere (+14% nell’anno accademico 2021-2022 rispetto al 2014-2015). Con riferimento alle competenze digitali, secondo le più recenti analisi della Commissione Europea, la Lombardia presenta, tuttavia, un indice inferiore di circa il 40% rispetto alla media dei benchmark. Quanto all’investimento in ricerca e sviluppo, tra il 2015 e il 2019, la Lombardia ha investito maggiori risorse in R&S: da 4,5 a 5,3 miliardi di euro annui, ma con un incremento più ridotto rispetto a quello registrato tra i top competitor tedeschi. La pandemia, del resto, ha segnato una marcata inversione di rotta. Nel 2020 la Lombardia ha, infatti, ridotto gli investimenti: in tema di R&S sono stati spesi 5,1 miliardi di euro, il 4,3% in meno del 2019, un calo superiore rispetto a quello rilevato in Germania (-3,1%), in Francia (-0,4%) e, soprattutto, in Spagna in aumento (+1,3%). Il nodo principale che penalizza le performance della Lombardia ha a che fare con un investimento complessivo strutturalmente insufficiente: 507 euro per abitante, meno di un quinto dei 2.734 euro del “top performer” Baden-Württemberg. Secondo il rapporto, il sistema degli atenei lombardi è sempre più competitivo a livello internazionale. Continua, infatti, a crescere la reputazione delle migliori università misurata dal QS World University ranking e diventa sempre più significativo il dato degli studenti che provengono dall’estero (+69% tra il 2015 e il 2022, 20 mila iscritti in totale). C’è però ancora molto da fare: sull’attrazione dei talenti si basa, d’altra parte, la competizione globale tra hub territoriali. La quota di studenti internazionali sul totale in Lombardia è pari al 6,6%, superiore al 5,4% della Cataluña ma molto inferiore alle regioni tedesche (20%). In tema di ricerca, nonostante la scarsità di risorse investite, la performance recente rivela un ulteriore avanzamento: la regione, infatti, tiene il passo dei competitor dal 2015, conseguendo importanti traguardi negli anni della pandemia con un incremento delle pubblicazioni pari al +25,8% tra il 2019 e il 2021 (+16,9% in Cataluña, +13,1% in Baviera, +10,2% nel Baden-Württemberg, +6,3% nel Rhône-Alpes). Grazie a questa brillante dinamica, è stata ridotta la distanza dai benchmark, pur permanendo un gap in termini di quantità: i 1.838 articoli scientifici (per milione di abitanti) pubblicati nel 2021 in Lombardia sono ancora inferiori ai 3.202 della Cataluña capofila, ai 2.517 del Baden-Württemberg, ai 2.242 della Baviera e ai 2.320 del Rhône-Alpes. Caratteristica distintiva della ricerca lombarda nel benchmark europeo è l’elevata diversificazione che rispecchia la polisettorialità dei suoi atenei e centri di ricerca di eccellenza: clinical & life science è l’ambito primario (49% delle pubblicazioni nel 2021), cui si affiancano quote rilevanti in fisica (8%), scienze sociali (8%), chimica (7%), agricoltura/ambiente/ecologia (7%), ingegneria elettrica/elettronica/computer science (6%). Altrettanto importante è il tema dell’innovazione. Nonostante la robusta crescita degli ultimi anni non sia stata intaccata dalla pandemia (+10,7% le domande di brevetto della Lombardia allo European Patent Office tra il 2015 e il 2021), non è stato colmato l’enorme divario con i top performer della Germania: i brevetti lombardi sono 155 per milione di abitanti, appena un quarto di quelli della Baviera e un terzo di quelli del Baden-Württemberg. A fronte di questa notevole distanza nei dati aggregati, va però rilevato che la capacità brevettuale della Lombardia si avvicina ai top performer soprattutto nelle vocazioni tecnologiche e produttive del territorio e, in particolare, nella chimica, nella farmaceutica, nei mobili/design. Tra il 2015 e il 2019 il PIL lombardo è cresciuto del +6%, accusando nel 2020 una recessione significativa (-8,9%) e una impennata nel 2021 (+7,6%), con un +3,9% l’incremento complessivo nel 2021 rispetto al 2015, grazie a una spinta eccezionale sui mercati esteri (+23% l’export). Nel settennato sono aumentati anche gli occupati nel manifatturiero high tech (+14,3%) e nei servizi knowledge intensive (+5,6%), stabili invece quelli del manifatturiero medium tech (+0,2%), con una incidenza complessiva di questi settori sul totale economia in salita al 52%. Il documento si concentra anche sulla nascita di startup, il più grande e diffuso veicolo di trasferimento tecnologico. In Lombardia le nuove iniziative imprenditoriali con tre anni di attività rappresentano il 4,7% del totale imprese attive nel 2019, una quota inferiore al 5,2% in Francia e al 6,3% in Cataluña. Emergono, però, significative differenze settoriali: nei servizi knowledge intensive, la Lombardia è pressoché allineata alla Cataluña (le startup nei servizi professionali, scientifici e tecnici incidono sul totale imprese per il 5,7% e il 6,0% rispettivamente, nei servizi ICT il 5,8% e il 6,7%), ma la dimensione media è inferiore soprattutto nell’ICT. Nell’industria, invece, il divario si amplia e in Lombardia le startup industriali sono il 3% del totale imprese, a confronto con il 5,3% in Cataluña. Alla base della ridotta performance nell’industria c’è essenzialmente una questione di natalità: il tasso di natalità lombardo è più basso, mentre quello di sopravvivenza è allineato ai benchmark. Differente è il discorso per i settori dei servizi knowledge intensive, dove la maggior tenuta della performance complessiva lombarda beneficia di un tasso di sopravvivenza più elevato che compensa almeno parzialmente la minor natalità.
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