Confcommercio-Epam: la tovaglietta che aiuta a comunicare

Confcommercio-Epam: la tovaglietta che aiuta a comunicare

Una tovaglietta in grado di aiutare le persone affette da disturbi specifici del linguaggio a comunicare quando ci si trova in un ristorante o in un bar. Si chiama “Io parlo con il dito” ed è un progetto ideato dall’Associazione di promozione sociale clinicaMENTE, che ha come “mission” la promozione del benessere psicologico individuale e di gruppo. clinicaMENTE è accreditata con la Fondazione Ca’ Granda IRCCS Policlinico di Milano e, dal 2018, sviluppa il progetto “Psicologo in Hospital Kids” (Clinica pediatrica De Marchi)  Sostengono l’iniziativa l’Assessorato allo Sviluppo economico del Comune di Milano; Epam con Confcommercio Milano e il Garante lombardo dei diritti per l’infanzia. La tovaglietta “Io parlo con il dito”, una semplice tovaglietta americana di carta simile a quelle già presente in molti esercizi, contiene i simboli più comuni relativi all’alimentazione e alla permanenza nei locali (ad esempio, quelli che indicano “forchetta” “acqua” o “bagno”). Indicandoli, la persona affetta da disturbo specifico del linguaggio riuscirà più facilmente a comunicare, potendo esprimere così le proprie esigenze mentre il cameriere potrà, da parte sua, comprenderli ed interagire più facilmente. La tovaglietta “Io parlo con il dito” si ispira ai princìpi della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA), un’area della pratica clinica rivolta a tutti coloro che presentano delle disabilità comunicative del linguaggio, sia permanenti sia temporanee. In collaborazione con Epam, l’Associazione pubblici esercizi Confcommercio Milano, in una fase sperimentale durata tre mesi, la tovaglietta è già stata distribuita ed utilizzata con riscontri positivi in otto attività milanesi: Pizzeria “Nuovo Cerro Ardente” in viale Montenero; Pizzeria “Mundialbreak” in via D. Compagni; Wine Bar “Cuvèe” in via Marco Polo; “Divina Piadina” in viale Abruzzi; “Osteria Nonna Maria” in via Macedonio Melloni; Bar “Victory” in via Bronzetti; Pizzeria “Capperi che Pizza” in piazza del Santa Maria Suffragio; Bar “Geko” in via Pietro Calvi.  La sperimentazione ha coinvolto anche sei genitori di bambini con disturbi del linguaggio.  “Ringrazio tutte le istituzioni che hanno sostenuto il progetto della tovaglietta ‘Io parlo con il dito’ – afferma Elisabetta Ciaccia, presidente di clinicaMENTE – Penso sia per i bambini un oggetto di facilitazione e di inclusione sociale, per le famiglie un’opportunità per poter andare a mangiare fuori, per gli operatori del settore uno strumento di accoglienza e di conoscenza della comunicazione aumentativa. Abbiamo voluto fortemente partire dalla nostra Milano come città ‘pilota’ per la promozione della tovaglietta, e ci auguriamo possa essere un esempio per altre città. Credo nell’importanza di migliorare la qualità di vita di bambini gravati dal loro disagio psicologico e sociale, mettendoli in comunicazione con gli operatori delle attività di ristorazione”. “Il Comune di Milano – dichiara l’Assessora allo Sviluppo economico Alessia Cappello – intende sostenere quest’iniziativa che, nella semplicità di un gesto rituale come quello di apparecchiare una tavola, promuove l’accoglienza verso i bambini e le bambine con disturbi del linguaggio e le loro famiglie. Sono contenta dell’adesione dei primi esercenti alla sperimentazione e mi auguro che la tovaglietta diventi presto una pratica diffusa non solo nella nostra città”. “L’iniziativa della tovaglietta comunicativa promossa da ‘clinicaMENTE’ per agevolare, nelle nostre attività, le persone affette da disturbi specifici del linguaggio, ha tutto il nostro appoggio – rileva Lino Stoppani, Presidente milanese (Epam) e nazionale (Fipe) dei pubblici esercizi Confcommercio – Alcuni operatori associati – fra pizzerie, bar, locali di Milano – hanno aderito alla sperimentazione con il test delle tovagliette e da parte loro è stata da subito dimostrata disponibilità. Questo è un segnale importante perché il pubblico esercizio ha un ruolo centrale non soltanto nel servizio e nella qualità che deve offrire o nell’attrattività che sa generare, ma anche nel valore sociale che è capace di esprimere. Valore sociale che si traduce nell’attenzione e nella responsabilità nei confronti del contesto in cui operano, fatto anche di persone che soffrono o vivono con qualche difficoltà. Seguiremo con attenzione gli sviluppi di questa campagna”.