Confcommercio: il decalogo per il risparmio energetico dei punti vendita
Roma – Confcommercio, per contrastare più efficacemente i rincari delle bollette ha individuato alcuni principi generali per contenere i consumi e favorire il risparmio energetico dei punti vendita che ciascuna Organizzazione si impegna a promuovere tra i propri associati. Questi principi sono sintetizzati in un decalogo di azioni e comportamenti virtuosi: 1 – Spegnere le insegne luminose e le apparecchiature non necessarie in concomitanza con gli orari di chiusura dell’attività commerciale; 2 – Ridurre l’intensità luminosa del punto vendita e spegnere o ridurre in modo significativo l’illuminazione in ambienti poco frequentati; 3 – Regolare la temperatura ambientale dell’attività commerciale (riscaldamento/raffrescamento) nell’ottica di contenere i consumi; 4 – Interrompere la funzione di riciclo dell’aria nelle ore notturne; 5 – Tenere chiuse le porte di ingresso per evitare dispersioni termiche in assenza di lame d’aria; 6 – Ridurre la temperatura dell’acqua utilizzata all’interno dei locali; 7 – Utilizzare in maniera efficiente l’energia elettrica ed il gas naturale per la cottura dei cibi, monitorando i relativi consumi energetici; 8 – Utilizzare in modo efficiente le celle e i banchi frigoriferi, attraverso un corretto caricamento degli stessi, limitando le aperture allo stretto indispensabile e sensibilizzando anche la clientela a tal fine; 9 – Utilizzare in modo efficiente gli elettrodomestici in dotazione all’attività commerciale; 10 – Razionalizzare l’organizzazione del lavoro al di fuori degli orari di apertura al pubblico (pulizie, caricamento banchi, ecc.) al fine di ridurre i consumi energetici. Il vicepresidente vicario di Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, ha sottolineato che ci sono “intere filiere, dall’alimentare ai trasporti, che stavano provando a ripartire dopo le difficoltà causate dalla pandemia si trovano a fronteggiare un aumento dei costi energetici che abbatte qualsiasi possibilità di ripresa della marginalità. Il numero delle imprese che rischiano la chiusura è di 120mila con 370mila posti. Il secondo rischio è quello di un calo dei consumi che si trascina con sè l’impossibilità di gestione del debito pubblico. Per questo chiediamo interventi di natura emergenziale oltre a misure strutturali”. Secondo Stoppani, “si è arrivati a questa situazione perché ci sono stati eventi imprevedibili. Sicuramente serve più Europa che fissi un tetto al prezzo del gas, ma serve anche più Italia che porti avanti una politica energetica che punti sulle rinnovabili”. “Uno dei rischi del caro bollette – ha detto ancora Stoppani – è il calo dei consumi: quindi addio ai sogni di crescita, che è indispensabile per avere credibilità sui mercati finanziari”.