Milano – “Ieri è stato inaugurato il Salone del mobile”, scrive Massimo Bonini, segretario della Cgil milanese sui social. “Non ero presente quindi posso essere smentito. Scrivo basandomi su quello che leggo dai quotidiani. Sabato è morto un lavoratore che preparava la fiera. Tra tanta retorica su Milano, il Salone, il rilancio, la bellezza della rinascita della città, l’economia, il Pil, i turisti, gli affari, tante foto e tagli di nastro non ho letto nessuna parola di cordoglio per un lavoratore morto sabato in quello stesso luogo. Niente. Nessun ricordo, nessuna frase, nessun pensiero. Per le autorità non è successo niente. Questo la dice lunga di come il lavoro e la vita di chi lavora siano poco rispettati. La classe dirigente orienta, manda messaggi, indica una strada. In Italia la classe dirigente, dimenticandosi di una vita spezzata, spiega agli imprenditori e a tutti noi che quanto succede ogni giorno nei luoghi di lavoro in fin dei conti non vale nulla. E questo atteggiamento alimenta l’inosservanza delle regole e la cultura del lavoro precario ed insicuro. Spesso colpevolizzando il morto. Che non può più difendersi. Colpa sua. È inaccettabile. Mi preoccupa molto. Abbiamo speso questi anni a spiegare alla città le condizioni del lavoro. Dicendo che non andava tutto bene nella Milano del dopo Expo. Di salari bassi e inadeguati per il costo della vita in questa città ne parlavamo già nel 2017. Così come parlavamo di precarietà e lavoro povero. Purtroppo abbiamo avuto ragione. Abbiamo sempre ricevuto risposte polemiche ma poi ci si è convinti che qualcosa non funzionava e non funziona nemmeno oggi. A parole qualcuno pare che l’abbiamo convinto. Se è vero ora le parole devono diventare fatti”, conclude Bonini.