Betty Blue condannata per attività antisindacale

Bologna – Dopo la bufera sulle sue dichiarazioni sulle donne over 40, la società Betty Blue di Elisabetta Franchi è stata condannata per condotta anti-sindacale dal Tribunale del lavoro di Bologna. La decisione, che accoglie parzialmente un ricorso della Filcams Cgil, riguarda sanzioni e contestazioni discplinari inviate alle lavoratrici che avevano aderito, tra la fine del 2021 e il mese di aprile 2022, a uno sciopero indetto contro gli straordinari.Sul tavolo del giudice di Bologna era arrivata la policy sugli straordinari vigente alla Betty Blue, società della stilista Elisabetta Franchi. O meglio, era arrivata la contestazione della policy: la vertenza era stata infatti sollevata dal sindacato Filcams Cgil di Bologna “a seguito dell’indisponibilità dell’impresa, più volte formalmente sollecitata in tal senso, ad aprire un tavolo di confronto sugli straordinari e per le contestazioni disciplinari inviate alle lavoratrici e ai lavoratori che avevano aderito al blocco dello straordinario attraverso l’esercizio dello sciopero”.

Per il giudice del Tribunale del lavoro di Bologna non si possono irrogare sanzioni disciplinari a chi sciopera contro il regime degli straordinari: è comportamento anti-sindacale; ma al sinacato, e alle lavoratrici si dà ragione solo a metà perché l’azienda non avrebbe l’obbligo di confrontarsi preventivamente con chicchessia sugli straordinari. Come spiega in una nota Lorenza Giuriolo, della Filcams Cgil di Bologna: “Da un lato viene respinta l’obbligatorietà del confronto preventivo sul tema straordinari, in virtù di una rigida interpretazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro su cui ci riserviamo di valutare una futura opposizione, dall’altro lato si esplicita inequivocabilmente che non può essere messa in atto alcuna azione contro le lavoratrici e i lavoratori in sciopero”.

In particolare, dalle norme del Contratto colletivo nazionale emerge che il datore di lavoro può, nei limiti delle 250 ore annue, richiedere il lavoro straordinario senza che tale richiesta sia subordinata al consenso del singolo dipendente né alla necessità di ulteriori accordi sindacali.

Comunque, da ora in poi l’azienda della stilista romagnola non potrà andare avanti come un treno con la politica degli straordinari: “Pur accogliendo solo in parte le istanze da noi promosse, la sentenza di oggi costringe di fatto l’impresa ad attivare quel confronto sugli straordinari così insistentemente richiesto”, sottolinea la sindacalista, aggiungendo: “Auspichiamo pertanto che ora possa avere termine la conflittualità che ha caratterizzato questa fase, avviando nuove relazioni sindacali strutturate sul confronto tra le parti e non sugli ordini di servizio imposti dall’impresa”.

Nei giorni scorsi Elisabetta Franchi era finita al centro delle polemiche dopo un’intervista rilasciata in un incontro organizzato da Il Foglio. La stilista aveva detto di non assumere donne giovani per il timore che possano avere figli. In particolare, la stilista aveva affermato: “Quando metti una donna in una carica molto importante poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni perché perché quella posizione è scoperta. Un imprenditore investe molto tempo, energia e denaro e se ti viene a mancare è un problema, quindi anche io da imprenditore responsabile della mia azienda spesso ho puntato su uomini perché…”. E prosegue: “Va fatta una premessa: oggi le donne le ho messe ma sono anta, questo va detto, comunque ancora ragazze ma cresciute. Se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa, sono al mio fianco e lavorano 24 ore, questo è importante.
La bufera scoppiò immediatamente e la stilista Elisabetta Franchi postò su Instagram una storia dove ci teneva a precisare che: “L’80 per cento della mia azienda sono quote rosa di cui il 75% di donne impiegate, il 5% dirigenti e manager donne, il restante 20% sono uomini, di cui il 5% manager”. “C’è stato un grande fraintendimento – precisò la Franchi – per quello che sta girando sul web, strumentalizzando le parole dette. La mia azienda oggi è una realtà quasi completamente al femminile”. “Purtroppo, al contrario di altri Paesi, è emerso che lo Stato italiano è ancora abbastanza assente, mancando le strutture e gli aiuti, le donne si trovano a dover affrontare una scelta tra famiglia e carriera. Come ho sottolineato, avere una famiglia è un sacrosanto diritto. Chi riesce a conciliare famiglia e lavoro è comunque sottoposta a enormi sacrifici, esattamente come quelli che ho dovuto fare io”, concluse la precisazione Elisabetta Franchi.