Roma – “Se in piena pandemia abbiamo visto interi scaffali vuoti perché gli italiani preoccupati avevano fatto importanti scorte di beni non deperibili e di prima necessità, oggi quegli stessi scaffali rischiano di essere vuoti per mancanza di produzione”. A dipingere una situazione di estrema drammatica è Alessandro Tatone, presidente di Confimi Industria Alimentare. “L’industria alimentare infatti subisce doppiamente il boom dei costi energetici perché trasforma, utilizzando quindi energia, quelle materie prime che oggi per essere prodotte subiscono rincari di ogni sorta: fertilizzanti, mangimi, semi, dazi, dogane, gasolio per i macchinari agricoli o per le imbarcazioni e così via. A questo si aggiungono i costi di trasformazione, confezionamento e trasporto, quest’ultimo sul piede dello sciopero” sottolinea il presidente di Confimi Alimentare. “Una corsa al rialzo che sembra inarrestabile e che si ripercuote in prima istanza sulle imprese ormai al collasso e poi immediatamente sul carrello della spesa”. E il riferimento va subito ai cereali, e qui è d’obbligo una precisazione “Dire cereali non è sinonimo di grano tenero o duro che sia e in ballo, quindi, non c’è solo la produzione di pasta, pane e prodotti da forno” rimarca il numero uno di Confimi Alimentare “I cereali riguardano il 70% delle filiere del made in Italy, perché di fatto sono l’alimento principe per la zootecnia, e quindi sono coinvolte anche le carni, i salumi, il latte e i formaggi. Per questo la situazione è davvero preoccupante e aggravata dalla guerra in corso”. “C’è poi un altro fattore che preoccupa le aziende del settore” spiega Alessandro Tatone “ è da almeno sei mesi che industria e distribuzione si stanno facendo carico di buona parte degli aumenti, ma la situazione è sempre più compromessa a maggior ragione con la forte impennata nelle ultime settimane”. “Se non ci saranno nel breve interventi forti e strutturali – chiosa Tatone – avremo un numero impressionante di aziende costrette a fermare la produzione (con gli evidenti costi sociali che ne deriveranno) o un salto dell’inflazione senza precedenti che comprometterebbe definitivamente la crescita del PIL”.