Essse Caffè: l’espresso italiano tradizionale come patrimonio dell’umanità

Essse Caffè: l’espresso italiano tradizionale come patrimonio dell’umanità

Milano – La ritualità del caffè espresso italiano tradizionale, con il suo bagaglio di significati immateriali, è ora candidata ad essere patrimonio dell’UNESCO. Lo sa bene Essse Caffè che con altri torrefattori si è unita a questo progetto sin dalle sue origini, con l’intento di celebrare a livello universale uno dei rituali più simbolici dell’italianità, ossia il momento della tazzina di caffè espresso al bar. Una candidatura che oggi attende il vaglio della Commissione nazionale italiana per l’Unesco e, nel caso di approvazione, andrà al pronunciamento di Parigi. “Non dimentichiamo che il caffè espresso come lo intendiamo universalmente ha la sua culla in Italia e prende le mosse da un’invenzione tecnologica tutta italiana: la macchina del caffè”, racconta Barbara Chiassai, Responsabile Sistemi Certificati di Essse Caffè e amministratore delegato IEI, Istituto Espresso Italiano di cui Essse Caffè è membro fondatore, “così come è italiano il particolare metodo di estrazione dell’espresso che oggi ritroviamo in tutto il mondo”. E così, appena iniziato il progetto della candidatura UNESCO, Essse Caffè si è unita alla cordata andando a comporre il Consorzio di Tutela del caffè Espresso Italiano. “Da sempre Essse Caffè è attenta a progetti di respiro culturale e scientifico, che coinvolgano l’intero comparto”, prosegue Barbara Chiassai. “L’obiettivo è quello di salvaguardare la grande tradizione italiana dell’espresso come momento esperienziale, collettivo e ‘cerimoniale’ insieme. Si tratta di qualcosa che arricchisce il già alto valore che ritroviamo nella tazzina: è la ritualità del bar, il momento di socialità strettamente connesso al consumo del caffè in un locale. Qualcosa di cui Essse Caffè è da sempre fortemente consapevole”. Un approccio che stigmatizza una visione banalizzata della figura del barista: “inteso all’italiana, il barista è quotidianamente sul ‘palco’”, sottolinea Barbara Chiassai. “In Essse Caffè diciamo che non a caso dietro ogni bancone c’è una pedana, una sorta di palcoscenico dove il barista va in scena. I suoi gesti sono seguiti a vista dagli avventori, in un micro-spettacolo che, se da un lato si ripete ogni giorno, dall’altro si evolve costantemente per adeguarsi alle nuove tendenze”. “La natura stessa dell’espresso tradizionale – un consumo immediato, sul posto, da gustare caldo – prevede una prossemica ben precisa: la fila al bancone, il momento dell’ordinazione, la gestualità del barista e del cliente… Un insieme di ritmi e relazioni in spazi ben precisi, retaggio di generazione in generazione di una ritualità collettiva che ricorda quella del teatro”. L’adesione di Essse Caffè al Consorzio di Tutela del caffè Espresso Italiano per la candidatura UNESCO si inserisce appieno nella sua vision: l’Azienda da sempre è impegnata non solo nella torrefazione, configurandosi come vero e proprio promotore scientifico.