Rider, caporalato: Uber condannata a risarcire altri 5mila euro a testa

Rider, caporalato: Uber condannata a risarcire altri 5mila euro a testa

Milano – Circa cinquemila euro a testa, è il risarcimento ottenuto da un centinaio di rider, parti civili nel processo incardinato al Tribunale di Milano a carico della manager di Uber (sospesa) Gloria Bresciani, accusata di caporalato a seguito dell’inchiesta del pubblico ministero Paolo Storari sul reclutamento di fattorini per la piattaforma di food delivery. Lo riferisce l’agenzia Ansa, specificando che è stato disposto un risarcimento di circa mezzo milione di euro complessivamente. Il risarcimento si aggiunge a quanto già disposto a ottobre 2021. Allora, con la condanna con rito abbreviato per Giuseppe Moltini, uno dei responsabili delle società di intermediazione coinvolte nell’arruolamento dei fattorini per Uber Eats, il giudice per le indagini preliminari Teresa De Pascale aveva convertito un sequestro da circa 500mila euro in contanti, disposto nelle indagini, in un risarcimento da 10mila euro a testa per i 44 fattorini per un totale di 440mila euro. Nell’udienza del 25 febbraio, la giudice della nona sezione penale del Tribunale di Milano, Mariolina Panasiti ha dato conto che i circa 100 rider, rappresentati da una serie di legali tra cui l’avvocata Giulia Druetta, hanno revocato le costituzioni di parte civile, uscendo dal procedimento, dopo aver ottenuto i risarcimenti nel processo in cui è responsabile civile Uber Italy. A seguito dell’indagine, il 29 maggio 2020, era stata commissariata la filiale italiana del colosso americano. A marzo 2021 l’amministrazione giudiziaria è stata revocata “dai giudici della Sezione misure di prevenzione dopo il riconoscimento del percorso “virtuoso” intrapreso dalla società”, scrive l’Ansa. Come è emerso dall’inchiesta condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano, i rider erano “pagati a cottimo 3 euro”, “derubati” delle mance e “puniti” con la decurtazione dei compensi se non stavano alle regole. Nel processo, al momento, restano parti civili la Cgil e la Camera del Lavoro milanese.