Lombardia, bonifiche e risanamento del territorio: semplificare le procedure e supportare i Comuni

Lombardia, bonifiche e risanamento del territorio: semplificare le procedure e supportare i Comuni

Milano – Sono quasi 3000 (2829 per l’esattezza) i siti bonificati finora in Regione Lombardia con una spesa di circa 300 milioni di Euro dagli anni 90 ad oggi (87,5 milioni tra impegnati e spesi solo nel periodo 2012-2020). Nell’immediato futuro saranno spesi altri 63 milioni complessivi (di cui 53 attinti dal PNRR) per il risanamento di 42 siti “orfani” ovvero per quei siti per i quali non è stato possibile individuare il responsabile dell’inquinamento e di cui perciò si deve fare carico la collettività. I siti di rilevanza nazionale da bonificare sul territorio lombardo sono 5 sui 42 complessivi in Italia. In due di essi l’attività di bonifica è sostanzialmente conclusa (Sisas di Rodano e Fibronit di Broni). Per l’area di Sesto San Giovanni è stato firmato un protocollo tra Arpa Lombardia e società proprietaria per procedere agli interventi. Per gli altri due siti (Caffaro di Brescia e polo chimico di Mantova) le procedure sono in corso. In totale i siti lombardi attualmente interessati da attività di bonifica sono 3151 (vedi tabella suddivisa per provincia) di cui 1168 ancora attivi e 1983 dismessi. La superficie interessata è di circa 10.000 ettari, di cui 3.000 già risanati e 7.000 su cui occorre intervenire. Sono alcuni dei dati presentati al convegno “Dalla bonifica al risanamento: metodi e strumenti per la gestione del risanamento del territorio” promosso dalla Commissione Ambiente e svoltosi oggi nell’Aula consiliare di Palazzo Pirelli. Al convegno hanno preso parte tra gli altri il Presidente di ARPA Lombardia Stefano Cecchin, il Capo Dipartimento del MITE Laura D’Aprile, il Generale Giuseppe Vadalà, Commissiario Unico per le Bonifiche e l’Assessore regionale all’ambiente Raffaele Cattaneo “L’incontro odierno – ha sottolineato in apertura Riccardo Pase, Presidente della Commissione Ambiente – è fondamentale per fare il punto sullo stato delle procedure di bonifica e per monitorare il rapporto tra le bonifiche in corso e gli interventi di rigenerazione urbana volti a restituire pienamente alla fruizione pubblica le aree interessate. Sappiamo che i progetti presentati dai comuni sono inferiori alle risorse disponibili: Il nostro impegno come rappresentanti dei territori sarà quello di sensibilizzare gli amministratori locali sull’importanza del tema in modo che tutti i fondi stanziati dal Governo e dalla Regione vengano utilizzati.” “Il titolo dell’evento di oggi – ha dichiarato il Vice Presidente Carlo Borghetti portando il saluto dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio  – indica bene l’indirizzo che dobbiamo dare alle nostre politiche regionali: non basta ripulire un ambiente dagli inquinanti, ma bisogna anche risanarlo per riportarlo allo stato naturale antecedente l’inquinamento. È in quest’ottica che va data molta importanza alle modalità della bonifica e alla sua qualità. Alla semplice “messa in sicurezza” delle aree inquinate, che troppo spesso non è sufficiente a eliminare la contaminazione su suoli e acque sotterranee, va preferita la bonifica vera e propria quale unico intervento necessario a debellare l’inquinamento di un sito contaminato”. “La nostra banca dati AGISCO – ha dichiarato l’Assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo – ha censito oltre 15.000 segnalazioni da cui sono scaturiti finora 6000 procedimenti di cui 3000 circa conclusi. Un numero davvero imponente se rapportato ai 1550 Comuni lombardi. Si tratta di procedimenti amministrativi che durano in media 5 anni ma che talvolta superano i 10 e davanti ai quali spesso gli uffici tecnici dei comuni non sono adeguatamente strutturati. Abbiamo pensato perciò di mettere in campo una task force, una struttura tecnica di supporto che aiuterà gli enti locali a impostare e implementare le pratiche di bonifica. Il relativo provvedimento andrà in Giunta già la prossima settimana mentre il nuovo piano Piano regionale bonifiche (PRB), che sarà adottato entro aprile, incentiva l’utilizzo delle nuove tecnologie di risanamento in situ che hanno un minore impatto sull’ambiente. Resta però – ha concluso Cattaneo – un problema di fondo ovvero che gli enti locali spesso non sanno cosa fare dei siti bonificati. E’ per questo che non si riesce ad agganciare bonifica e rigenerazione, occorre lavorare tutti insieme su questo punto.” “I motivi della presenza dell’Arma dei Carabinieri nella gestione delle bonifiche – ha dichiarato il generale Vadalà – sono molteplici. Certamente il primo è il controllo e il contrasto alle inflitrazioni malavitose negli appalti relativi alla filiera ambientale, un problema non certamente limitato ad alcune zone del Paese. Il nostro ruolo però non si limita agli aspetti legati all’ordine pubblico e ai possibili reati ma all’assistenza e all’affiancamento alle stazioni appaltanti, in particolare i comuni, che spesso non hanno gli strumenti conoscitivi e tecnologici per gestire problematiche così complesse. Dal 2017 quando abbiamo assunto questo ruolo su incarico del Governo, la situazione è migliorata. I siti di interesse nazionale si sono dimezzati, gli stanziamenti per i siti “orfani” sono stati gestiti con ordine e oculatezza: c’è ancora molto da fare ma siamo sulla buona strada.”