Fiom Cgil: il Gruppo Camozzi ex Innse trasferisce gli operai indesiderati a Brescia

Fiom Cgil: il Gruppo Camozzi ex Innse trasferisce gli operai indesiderati a Brescia

Milano – Oltre 10 anni fa, il Gruppo Camozzi acquisì l’Innse di via Rubattino, con un accordo definito in Prefettura che prevedeva uno sviluppo occupazionale del sito, che contava quasi 50 dipendenti. “Ad oggi – denuncia la Fiom Cgil – i dipendenti sono poco più di 20: è questo lo sviluppo occupazionale previsto? Dopo 2 anni di cassaintegrazione continua, iniziata a marzo 2020, che ha messo a dura prova i lavoratori, l’azienda ha deciso in questi giorni di trasferire a Brescia un Rsu e 2 ex Rsu della Fiom Cgil per un anno di formazione finalizzato a lavorare su una nuova macchina. Un anno di formazione continua per imparare a lavorare su una macchina, nemmeno fossimo alla Nasa. La Fiom Cgil ritiene assolutamente ingiustificato un periodo così lungo di formazione, per lo più in trasferta, visto che altri lavoratori sono stati formati sulla stessa macchina nel sito di via Rubattino e con un periodo di tempo decisamente inferiore. La formazione a Brescia diventa quindi un pretesto per allontanare definitivamente dal sito di Milano operai considerati ‘scomodi’, colpendo chi in questi anni ha svolto vera attività sindacale. Siamo di fronte a licenziamenti mascherati, altro che formazione. Per questo la Fiom Cgil di Milano, oltre ad un percorso di tutela legale dei suoi rappresentati, proclama uno sciopero ad oltranza di tutti i lavoratori, turnisti e comandati alla trasferta a Brescia del sito di via Rubattino, a partire dal 31 gennaio 2022. Ogni settimana la Fiom comunicherà le modalità dello sciopero e degli eventuali presidi, fino alla soluzione positiva della vertenza. Contemporaneamente chiediamo a Prefettura e Comune di Milano a convocare quanto prima un tavolo con la presenza del Gruppo Camozzi, che fino ad oggi ha evitato ogni discussione sindacale in ambito istituzionale. È in atto una deindustrializzazione del sito di via Rubattino che produce dimissioni e licenziamenti mascherati: le istituzioni di Milano non possono continuare a tollerare questo progetto”, conclude il sindacato.