Confindustria Alberghi: 2021 -48,6%, città d’arte in caduta libera
Roma – I dati diffusi da Confindustria Alberghi sulla crisi del settore sono un campanello d’allarme per l’intero comparto turistico. Infatti per gli alberghi italiani l’anno si chiude con un passivo addirittura peggiore del 2020. Sulla base dei dati dell’osservatorio Confindustria Alberghi il 2021 si chiude con un tasso di occupazione camere che fa registrare il -48,6%, con punte nelle città d’arte, che toccano -58% a Roma e -56,1% a Firenze e con Venezia e Napoli rispettivamente -57% e -43%. Non va meglio sul fronte dei ricavi dove la perdita media arriva al -55% con le città d’arte che si attestano al -65%. Pesa sul settore l’assenza del turismo internazionale. Quest’anno gli arrivi internazionali – in massima parte europei – si fermeranno a 36 milioni. Un dato drammatico se si considera che rispetto al 2019 mancano oltre 60 milioni di viaggiatori stranieri, e che impatta fortemente sui conti del settore con una perdita di 25 miliardi di euro di spese turistiche. Frontiere ancora chiuse, sei mesi di fermo pressoché totale delle attività, lo stop alla stagione invernale della montagna, due mesi buoni per l’Italia del mare e dopo alcuni segnali di miglioramento a settembre e ottobre, trascinati degli ottimi risultati della campagna vaccinale, con l’arrivo della variante Omicron la brusca frenata che ha compromesso le feste di Natale e aperto una nuova fase di incertezza per i prossimi mesi. Dati in linea purtroppo con le rilevazioni Istat che nel solo periodo gennaio-settembre ha registrato una flessione sul fatturato ricettivo del 36%. Stesso dicasi per Banca d’Italia che rilevava l’assenza del 63% dei turisti internazionali ed un crollo della spesa turistica degli stranieri di ben oltre il 55%.