Lavoro: Landini (Cgil), no a fratture sociali; Bombardieri (Uil), 2 milioni i posti a rischio

Torino – Oggi manifestazioni dei sindacati confederali di fronte al rischio “bomba sociale” causata dallo stop al blocco licenziamenti, ormai alle porte. “Ripartiamo, insieme” di Cgil Cisl Uil ha occupato le tre piazze a Bari, Firenze e Torino. “Il compito del governo e della politica è dire che nessuno deve essere lasciato da solo ai suoi problemi – dice il leader della Cgil Maurizio Landini -. Non è il momento di ulteriori fratture sociali”. “Oggi manifestiamo e la prima cosa è cosa risponderà il Parlamento, il governo? Sanno perfettamente le nostre proposte e se vogliono ci sono le condizioni per trovare le soluzioni. La parola dopo oggi tocca al governo, noi siamo pronti a confrontarci e trovare le soluzioni più intelligenti”, ricorda durante la manifestazione di Torino il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. “Il problema è la volontà politica se c’è, delle imprese e del governo – dice – , dopo di che se ciò non dovesse succedere valuteremo insieme a Cisl e Uil che cosa fare. Io mi auguro che prevalga la responsabilità e l’intelligenza di tutti”. Sui temi al centro della mobilitazione, a cominciare dal blocco dei licenziamenti, Landini ricorda che “abbiamo già chiesto un incontro al governo e mi auguro che il governo lo faccia, anche perché quando ci ha convocato e abbiamo fatto degli accordi i problemi si sono risolti sia quando c’era il governo Conte con il protocollo sulla sicurezza sia nel confronto per cancellare il massimo ribasso e per tutelare i contratti pubblici”. “E da un certo punto di vista – prosegue – oggi le riforme che devono essere fatte hanno bisogno del consenso e dell’intelligenza dei lavoratori. Credo che sia interesse anche del nuovo governo fare in modo che le scelte siano condivise, ma per farlo c’è bisogno che la rappresentanza del lavoro sia coinvolta. Se non lo sarà vedremo cosa fare, compreso il provvedimento di evitare che il primo luglio possano partire dei licenziamenti”. “Ci muoviamo in questo range tra i 500.000 posti di lavoro in discussione previsti dalla Banca d’Italia e i 2 milioni che hanno avuto cassa integrazione e che quindi stanno in aziende che hanno sofferto. Noi ovviamente speriamo che il numero sia minore possibile ma dobbiamo tutelarli, dobbiamo evitare che questo diventi una bomba sociale a partire dal primo luglio”: lo ha detto a Bari il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, rispondendo alle domande sui numeri dei posti di lavoro a rischio, qualora non fosse prolungato il blocco dei licenziamenti. “I numeri non li diamo noi – ha chiarito – Noi facciamo riferimento ad alcune strutture molto conosciute. La Banca d’Italia ha parlato di 577.000 posti di lavoro che rischiano di essere messi in discussione, poi ha rettificato. L’ufficio studi del Parlamento ha parlato di 70.000. Io ricordo che solo nel trasporto aereo abbiamo 45.000 persone in cassa integrazione e 35.000 a rischio licenziamento quindi io penso che questo numero non valga. Poi – ha aggiunto – ricordo che la Cgia di Mestre, quindi non un’associazione di bolscevichi, ha detto che i lavoratori e le lavoratrici che sono stati sotto cassa integrazione in questo periodo sono stati 2 milioni di persone. Quindi – ha sottolineato in conclusione – ci muoviamo in questo range tra i 500.000 previsti dalla Banca d’Italia e i 2 milioni che hanno avuto cassa integrazione”.